18.10.1959
Mazzini urla ma non si spoglia
di Mino Guerrini - L'Espresso
<STRONG>Roma. I giovani tra i 14 e i 20 anni stanno aspettando l'arrivo di Mina. Nei bar forniti di juke-box nelle sale di biliardo, nelle gradinate dei posti popolari allo stadio, si sente dire: "Mina viene a Roma". I più informati assicurano che il suo impresario, l'egiziano Matalon, è già arrivato e abita all'hotel Regina; mentre Mina sarà a Roma per interpretare la parte di protagonista in un film.</STRONG>
Chi è Mina? E' la cantante numero uno fra quelle del genere chiamato "urlato". Sconosciuta alla maggior parte degli italiani, vanta già una solida fama tra i più giovani appassionati della canzone. Ha 19 anni, è bruna, alta 1,74 e vive a Cremona. Il suo disco più venduto, "Nessuno", ha già trovato quasi 30.000 compratori. Il suo compenso, per una esibizione serale, arriva a 200.000 lire. Queste cifre sono ancora più sorprendenti se si considera il fatto che un anno fa Mina non soltanto era del tutto sconosciuta, ma non cantava neppure. Aveva appena preso il suo diploma di ragioniere e nei suoi progetti per il futuro la musica leggera non occupava nessun posto. Ogni tanto, è vero, durane le feste con gli amici imitava qualche cantante famoso; ma niente di più. Da un anno in qua, però, in Italia, c'è stato il boom degli urlatori; e Mina, quasi per caso, si è trovata coinvolta nel fenomeno. Così, alla fine del 1959, essa avrà guadagnato non meno di 25 milioni di lire. Una somma che, come prevedono i dirigenti delle maggiori case discografiche e di edizioni di musica leggera, si moltiplicherà almeno per quattro nel 1960.
Il boom degli urlatori è cominciato nella primavera di un anno fa. E' nato a Milano, in un ufficio di tre stanze non lontano da Porta Venezia. Dietro una grande scrivania di quell'ufficio sedeva un giovane svizzero, Walter Gurtler, che s'occupava d'incisioni discografiche.
<STRONG>Gli americani di Lambrate</STRONG>
Era stato socio di Teddy Reno nella "Celson", una casa di dischi che era rapidamente fallita, e adesso lavorava per conto proprio. Le sue idee e i suoi gusti musicali erano differenti da quelli di tutti i suoi colleghi: Gurtler, infatti, credeva all'avvenire del rock'n roll nel nostro paese, non s'interessava ai cantanti melodici, detti all'italiana, e si rifiutava di incidere motivi musicali il cui testo poetico parlasse di mamme, di vecchi scarponi e di fragole nel cappellino. Nella galleria di Milano, dove hanno sede gli uffici delle 20 più importanti case d'edizioni di musica leggera, molti sostenevano che Gurtler sarebbe fatalmente andato incontro ad un nuovo fallimento. Il giovane svizzero, invece, resisteva, sia pure a fatica, soprattutto grazie alla vendita dei dischi d'un complesso di cui aveva l'esclusiva: i "Rocky Mountains Old Time Stompers", cioè i "Saltatori dei vecchi tempi delle Montagne Rocciose". La gente che comprava i loro dischi immaginava gli elementi del complesso come un gruppo di simpatici cow boys dai capelli incolti, i pantaloni di cuoio e i calli alle mani. Gurtler teneva infatti accuratamente celato il fatto che gli "Stompers" abitassero tutti a Milano, dalle parti di Lambrate.
Gli affari di Gurtler cominciarono ad andar meglio col successo dei "Platters", un complesso veramente americano questa volta. Il giovane svizzero aveva i loro dischi in esclusiva, e "Only you" gli permise di smettere d'impaccare dischi lui stesso e d'assumere invece, per questo lavoro, un paio d'impiegati. "Only you" è infatti l'unico disco di cui in Italia siano stati venduti 380.000 esemplari, per oltre 250 milioni di lire.
L'anno scorso , i "Platters" giunsero in Italia per una breve tournée, e decisero d'aggiungere al loro repertorio anche una canzone locale. Dopo aver esaminato centinaia di composizioni, i cinque negri giunsero alla conclusone che la migliore era "Come prima", una canzone cartata al festival di Sanremo due anni fa e che fino ad allora nessuno aveva apprezzato. Gurtler allora s'affrettò a incidere anche una versione italiana dello stesso pezzo, sperando che il successo dell'esecuzione dei "Platters" ne provocasse la vendita. Ne fece preparare addirittura un arrangiamento nello stile dei "Platters", da far suonare ad alcuni elementi del complesso degli "Stompers".
<STRONG>L' ondata degli urlatori</STRONG>
Gli mancava però il cantante. In quel periodo s'affacciava spesso nelle stanze in cui lavoravano Gurtler ed i suoi collaboratori, un giovanotto robusto che si faceva chiamare Tony Ellis e in realtà si chiamava Antonio Lardera. Il giovane era stato qualche tempo fattorino della "Philips" e vivendo a contato con i compositori e cantanti più famosi di musica leggera, gli era venuta una gran voglia di cantare.: per questo aveva assunto il nome di Tony Ellis, a suo avviso più elettrizzante di un semplice Lardera, e vagabondava per tutti gli studi di registrazione di Milano supplicando i dirigenti d'ascoltarlo e di fargli incidere una canzone. A Gurtler la voce di Lardera piaceva. Gli affidò quindi "Come prima", dopo averlo ribattezzato in Tony Dallara. Quanto al complesso che lo accompagnava, gli diede il nome di "Campioni". La canzone venne incisa e lanciata sul mercato alla fine di giugno dello scorso anno. I "Platters", invece, per una serie di contrattempi, non riuscirono ad incidere "Come prima" se non tre mesi più tardi. Da New York dove si trovavano, mandarono il disco in Italia, ed una settimana più tardi lo videro arrivare indietro accompagnato da una lettera del loro agente che diceva: "Non va, dovrete fare un arrangiamento alla Dallara". Era successo che in quei tre mesi il dico che Gurtler aveva inciso nello stile dei "Platters" aveva raggiunto 200.000 copie di vendita, e Dallara era improvvisamente balzato al primo posto nella classifica dei cantanti italiani.
Il boom degli urlatori era iniziato. Dallara gridava le canzoni con una violenza superiore a quella degli americani Paul Anka e Frankie Lane. Ma gli urli sembravano ormai uscire da molte cantine di Milano, dai sottoscala di Roma, dalle soffitte di Firenze. La loro ondata sembrava crescere in tutto il Paese. Giovanotti dai capelli sugli occhi, dallo sguardo truce, in blue-jeans e maglione, si impadronivano dei microfoni, si riempivano d'aria i polmoni e gareggiavano a chi gridava più forte. Per tutto l'inverno scorso, in Italia, è nato almeno un urlatore la settimana: Adriano Celentano, Umberto Bindi, Joe Sentieri, Gene Colonnello, Giorgio Gaber, Renato Sambo, e tanti altri, e soprattutto Mina che raggiungeva negli acuti le tonalità più alte. Betty Curtis, venuta alla luce come cantante nell'atmosfera fumosa del Santa Tecla di Milano, e Wilma De Angelis, nata durante le jame sessions dell'Hot Club di Roma venivano addirittura chiamate a Sanremo per il festival: lì però s'adattavano ad eseguire delle canzoni melodiche e sentimentali, correndo il rischio di venir considerate addirittura delle traditrici dal gruppo dal dei fanatici dell'urlo.
<STRONG>Nuova banca e dividendi</STRONG>
Per Gurtler era nata una vittoria improvvisa e strepitosa. Al successo dei cantanti del genere da lui sostenuto, s'aggiungeva un incremento delle vendite di dischi in tutta l'Italia. Le 700 lire che occorrono per comprare un'incisione a 45 giri sembravano improvvisamente diventate una somma accessibile a tutti. Il boom degli urlatori, insomma, coincideva col boom dei dischi, e tutti e due non erano che la prova d'uno stesso fenomeno: momento d'eccezionale fortuna che da qualche tempo attraversa la musica leggera nel nostro paese. Per darne un'idea, basterà esporre qualche cifra. Domenico Modugno, nell'ultimo anno, ha fatto guadagnare al suo editore, Curci di Milano, un miliardo di lire. Con Fred Buscaglione, un cantante cioè assai meno popolare di Modugno e limitato dal fatto che le sue canzoni possono essere eseguite soltanto da lui stesso, l'editore Sugar di Milano ha guadagnato, nello steso periodo di tempo, settanta milioni. Una canzone uscita sei settimane fa, "Il tuo bacio è come un rock", interpretata da Adriano Celentano e incisa da Gurtler, ha raggiunto le 125.000 copie di vendita. Sparsi qua e là nel paese ci sono 9.000 juke-boxes, mentre il numero delle orchestre è arrivato alla cifra eccezionale di 8.000. Sembra che l'occupazione principale degli italiani sia diventata quella di suonare, di cantare, oppure d'ascoltare chi suona e chi canta. E' certo comunque che l'industria della canzone comincia, per il volume di denaro cui è interessata, ad avvicinarsi all'industria dell'automobile o dei tessili. In questa industria, Mina è una fabbrica aperta da poco, ma il cui rendimento continuerà a salire in proporzione geometrica almeno per i prossimi due anni. A Milano, nella galleria del Corso, molti possono spiegare perché Mina è una carta sicura, una ditta che darà sempre maggiori dividendi. La ragazza è infatti la cantante preferita dei giovanissimi, quelli cioè che oggi solo con difficoltà possono racimolare le 700 lire necessario per acquistare un suo disco.
<STRONG>Complesso di superiorità</STRONG>
Nelle prossime stagioni, però, questi ragazzi diventeranno uomini e aumenteranno le loro possibilità economiche. Il tempo lavora quindi a favore di Mina; del resto, lo steso Gurtler è molto esplicito quando parla del pubblico delle canzoni. Dice infatti: "Non è possibile raggiungere un grande successo discografico se non si tiene conto del fatto che il nostro pubblico è quasi esclusivamente formato di gente fra i 14 e i 35 anni". E aggiunge: "Ci sono tuttavia delle canzoni che piacciono ai trentenni e fanno storcere la bocca ai quindicenni. Non esiste invece nessuna canzone che, accettata da chi ha 14 anni, non soddisfi anche la gente di 35"
La regina dei quattordicenni ha cantato per la prima vola durante una festa in casa d'amici, a Cremona. C'era un'orchestra, diretta da un pianista cremonese, Pino Donzelli, e Anna Maria Mazzini provò una canzone al microfono. Mentre cantava, la ragazza sussultava, singhiozzava, piegava la testa sul petto, lanciava da una parte e dall'altra le mani, in gesti quasi animaleschi, come se al posto delle braccia avesse due fionde. Per chi era nella sala diventava impossibile non prestare attenzione: forse la voce non aveva un timbro eccezionale, ma l'interpretazione era piena di personalità.
In realtà, Anna Maria aveva una certa cultura musicale, fata sui dischi di jazz americani, unita ad una grande sicurezza in se stesa: pensava infatti di riuscire bene in tutto quello che desiderava fare. Una specie di complesso di inferiorità a rovescio.
Quando, dopo il successo ottenuto quella sera, decise di mettersi a cantare, si preoccupò di trovare un manager. Matalon, un ebreo costretto a fuggire dall'Egitto quattro anni fa, durante le persecuzioni di Nasser, era stato fino a quel momento soltanto, l'impresario di orchestre americane in tournée nel nostro paese, come quella di Armstrong e dei Platters. Accettò comunque di lanciare la giovane cremonese quando gli venne presentata nel suo ufficio di Milano. In quel periodo Matalon aveva appunto una casa d'incisione, l'"Italdisc", la cui attività era la più ridotta fra tutte le ditte discografiche italiane. Si fece firmare dalla ragazza, che era minorenne, una procura generale e promise d'occuparsi di lei. Le consigliò, prima di tutto, di formare un'orchestra propria. Anna Maria, in pochi giorni, radunò cinque elementi attorno a sé e chiamò il suo complesso "I solitari". Verso la fine dell'inverno scorso Matalon trovò ai Solitari un ingaggio nel night club milanese "Caprice", come sostituti della famosa orchestra di Totò Ruta e Anna Maria, che intanto aveva cambiato il suo nome in quello di Mina, incise il suo primo disco.
<STRONG>Una ragazza ostinatissima</STRONG>
"Mazzini", diceva la giovane, "è un nome impegnativo e Anna Maria è un nome troppo comune. Per le canzoni italiane , Mina è quello che ci vuole. Mentre, se inciderò canzoni americane, voglio chiamarmi Baby Gate".
Baby Gate Mina era nata. Alle spalle lasciava un appartamento signorile al centro di Cremona, dove viveva assieme ad un fratello appassionato di jazz, una madre ancora giovane e a un padre fabbricante di colla. Una famiglia ricca, che non s'opponeva alla nuova attività della ragazza. In fondo, i genitori ed il fratello avevano sempre considerato Anna Maria come una ragazza di cui ci si poteva fidare, ma contro la sua ostinazione si spezzava ogni arma. Mina guarda sempre negli occhi chi le sta parlando: ma non sempre si può essere certi che l'ascolti. Spesso segue il filo d'una propria idea, fino a dimenticarsi quasi dell'esistenza delle altre persone che le sono vicine, fino a cadere in silenzi che possono durare ore.
Il primo disco inciso da Mina presentava nelle due facciate due canzoni del festival di Sanremo, "Nessuno" e "Tua". Erano canzoni che tutte le pi`famose cantanti italiane, da Jula De Palma a Nilla Pizzi, avevano già inciso. Era praticamente assurdo sperare in un successo di vendita. Gli italiani, dunque, non si sarebbero mai accorti dell'esistenza di Mina se non fosse stato per i juke-boxes. Dicevamo che in Italia ce ne sono 9.000, divisi in tre o quattro catene principali, in mano a pochissime persone. I proprietari di juke-boxes italiani, fin dall'inizio della loro attività, , si sono sempre rifiutati di comprare i dischi che gli occorrevano. Volevano farseli regalare, sostenendo che le macchine a gettone potevano giovare alla pubblicità e alla fama dei cantanti.
<STRONG>Lo spogliarello non è per lei</STRONG>
I grandi della vecchia guardia, come Claudio Villa, Nilla Pizzi, Achille Togliani, Gino Latilla, Carla Boni e altri, sicuri di non aver bisogno di una pubblicità dal prezzo tanto alto, (regalare i 1.500-2.000 dischi d'una canzone che occorrono ad una catena di juke-boxes significa fare un dono di un milione, un milione e mezzo) rifiutarono l'accordo. I padroni delle catene, in ultima analisi, non trovarono di meglio che riempire le loro macchine con le voci di giovani affamati di pubblicità e di successo, come Celentano, Gaber, e gli altri urlatori e, appunto, Baby Gate Mina. Nello spazio di pochi mesi la situazione s'è così improvvisamente rovesciata: i capi delle catene di juke-boxes non accettano neppure in regalo i dischi di Villa e della Pizzi, mentre i Celentano e le Baby Gate Mina dalla piattaforma delle macchine a gettone sono stati catapultati verso posizioni di primo piano nel campo della musica leggera italiana.
La gente chiama Mina "la cantante pazza", oppure "la cantante svitata" riferendosi al suo modo d'interpretare le canzoni, non alla sua vita pubblica o privata. In realtà, la giovane rimane attaccata a quei modi d'educazione e di comportamento tradizionali che la famiglia le ha insegnato. Nel luglio scorso, un giornale specializzato in canzoni pubblicò la notizia che Mina avrebbe interpretato una canzone in un film diretto da Lucio Fulci "I ragazzi del juke-box". Com'era previsto dalla sceneggiatura, Mina, mentre cantava davanti alla macchina da presa, avrebbe anche eseguito un numero i spogliarello. Qualche giorno più tardi il direttore del giornale riceveva una lettera della ragazza, scritta evidentemente in preda al furore, "Sappia", diceva Mina, "che per arrivare al cinema e al canto io non intendo assolutamente fare quello cui non sono stata né abituata né iniziata".
<STRONG>Il razzo sul treppiedi</STRONG>
L' estate scorsa, quando ancora non pensava di cantare, Mina leggeva soprattutto libri di fantascienza. Un giorno scoprì che mischiando Naftalina e ammoniaca alla nitroglicerina avrebbe potuto ottenere uno speciale carburante solido per far partire un piccolo razzo. Immediatamente la ragazza si recò dal fabbro per farsi preparare un involucro d'alluminio. Per tre giorni dosò gli ingredienti per caricare il proiettile. In grande segreto, senza dirlo a nessuno.
Finalmente, una mattina all'alba, montò il razzo sul treppiedi nel giardino della sua villa e accese un fiammifero. Al boato, un intero quartiere di Cremona si svegliò di colpo. Stranamente, Mina era rimasta viva. Il razzo, infatti, prima d'esplodere, s'era sollevato di qualche metro.
Questo episodio definisce forse meglio d'ogni altro il carattere della regina dei quattordicenni. Per Mina, la vita è un seguito d'esplosioni e di sussulti, davanti a cui tremare e contorcersi come fa quando è vicina a un microfono. La stessa musica è per lei una specie di prova atletica. E' infatti capace di cantare su tonalità così alte che terrorizzerebbero ogni altro cantante, riuscendo a mantenere fino in fondo l'impegno preso con la prima nota. Eppure, quando fra una settimana giungerà a Roma per interpretare "Urlatori alla sbarra", il film diretto da Lucio Fulci, con i suoi colleghi Joe Sentieri, Adriano Celentano, e le nuove urlatrici Brunetta e Babette, Mina rischia di trovarsi di fronte ad un ambiente capace d'impressionare una ragazza che in fondo non s'è ancora staccata da casa sua e dalla vita di Cremona. Il regista e i produttori del film, così come i genitori e il fratello, sono certi della reazione di Mina. "Il particolare più terribile", ha confessato melanconicamente il suo manager Matalon, "è che non sappiamo di che genere sarà".
Mino Guerrini