17.09.1959

Mina urla col permesso dei genitori

di Giovanni Vallon - Settimo giorno


Mina entrò nella vita degli italiani un giovedì sera, durante la lunga agonia di "Lascia o raddoppia?". Si impose con la prepotenza di un generale barbaro negli anni del Baso Impero: venne, si fece vedere e vinse. Quella sera c'era un concorrente per le canzonette, teso e spaurito. Dopo i convenevoli Mike Bongiorno disse: "Per formularle la domanda, abbiamo con noi la cantante Mina con il complesso dei Solitari". Mina entrò con passo di gazzella e, dall'alto delle sue gambe lunghissime, si chinò ad osservare Mike con un sorriso di cauta simpatia. Un breve mormorio nella sala semivuota fece accendere la lampadina rossa del pericolo nella mente di Bongiorno: il suo infallibile istinto di "showman" lo avvertiva che gli era capitata accanto una di quelle personalità capaci di calamitare l'attenzione del pubblico. Ora, se c'è una cosa che Mike non sopporta è di farsi "rubare la scena", come dicono a Broadway, da un novellino, concorrente od ospite d'onore che sia. Cercò di salvarsi con l'umorismo, che è un po' il piedino d'argilla di questo presentatore del resto abile e sicuro. Ma capì subito di aver sbagliato disco. "Come ha detto che si chiama il suo complesso? I solitari? Perché si sentono soli avendo vicino una ragazza come lei?". Mina abbozzò un risolino di compiacenza e fece un mezzo giro sulle gambe a compasso: "Ma no, lei è in errore -disse- Li chiamiamo Solitari perchè sono sempre i soliti". Dalla sala partì una risata cordiale e Bongiorno non trovò di meglio che spingere Mina verso l'orchestra: "Allora signorina ci faccia sentire qualcosa..." disse rapidamente, come per far capire che l'intervista era finita. Fino ad allora Mina ci era apparsa come una collegiale, appena un po' più spiritosa e sorniona del normale. Quando fu davanti ai Solitari, guardò il pubblico ben piantata sulle gambe e con le mani sui fianchi. Assomigliava ad un'Anna Magnani tornata diciottenne. Un segno all'orchestra e attaccò: "Ne-é-ssuno, ti giu-ù-ro ne-é-ssuno...". Urlando segnava il tempo con le mani e si dimenava come una ballerina di Katharine Dunham. Nella cabina di regia Romolo Siena si fece venire un mezzo accidente: "Presto, mandate il primo piano. Solo la testa. Questa canta con tutto il corpo. Qui si finisce male".
Tutte le battaglie di Mina hanno avuto finora le caratteristiche del suo "numero" a "Lascia o radoppia?". La cantante ha vinto "di brutto", senza pensarci su. Il pubblico si è subito interessato a lei perché è una bella ragazza, perché urla, perché dietro quel nomignolo enigmatico nasconde chissà quali misteri. I juke-box hanno divorato migliaia e migliaia di monete da cinquanta e cento lire per rovesciare dagli altoparlanti le incisioni più famose di Mina: "Nessuno" e "Tua". E' stata una delle poche volte in cui una voce ha vinto con canzoni già sfruttate. Il successo di Modugno si chiamò anche con i titoli delle sue canzoni originali; Tony Dallara sfondò con "Come prima"; Fred Buscaglione è un altro che impone motivi personalissimi; perfino Adriano Celentano ha guadagnato le ultime posizioni con una canzone tutta sua, "Il tuo bacio è come un rock". Mina, invece, ha corso sui cavalli di battaglia di altre cantanti. "Nessuno" fino al trionfo del suo disco era stato appannaggio di Betty Curtis; "Tua" era addirittura una delle più note melodie di Jula De Palma, che ne dava un'interpretazione giudicata "troppo sexy" dai dirigenti della TV. Mina si appropriò di queste canzoni, potremmo quasi dire che le prese d'assalto. Ne movimentò il ritmo, ne accentuò gli effetti, le "sparò" (come si dice nel gergo della Galleria del Corso) come stesse invocando aiuto da una nave in procinto d'affondare.
Le urla di Mina trovarono pronta rispondenza nel pubblico. I ragazzi d'oggi amano la musica violenta, le emozioni rapide e dirette.

Presto si esibirà a Parigi

La canzone urlata è uno sfogo provvisorio al loro bisogno di esplodere. E' il caso di esser severi contro questa moda, dopo che persino illustri medici si sono pronunciati a favore del rock and roll? Meglio rompere (metaforicamente) i timpani della gente che le teste (vere) dei passanti indifesi. Lasciamo ai ragazzi in blue-jeans i loro idoli., che rappresentano un bisogno della loro età: un attore cinematografico, uno scrittore, una cantante non hanno mai fatto male a nessuno, salvo a chi può essere patologicamente predisposto ad accogliere suggestioni negative. Le generazioni che si sono succedute negli ultimi trent'anni e hanno fatto le loro stupidaggini ai ritmi del charleston, dello swing, del boogie woogie, del mambo dovrebbero mostrare una certa comprensione per i patiti del rock. In fondo, è sempre la stessa vicenda che si ripete. Se alla Tv oggi si parla di proscrivere Mina e gli altri urlatori, questo può succedere perché i programmi raramente rispecchiano il volto e le esigenze del Paese.
La gioconda innocenza degli sfoghi legati all'urlo è dimostrata anche dal personaggio di Mina. La cantante misteriosa dai grandi ancheggiamenti e dalle occhiate assassine è una ragazza di buona famiglia, un buon partito. Mina è il nomignolo con cui l'hanno sempre chiamata in casa il babbo e la mamma. Il suo vero nome è Anna Maria Mazzini; è nata a Cremona, dove vive con i genitori in un vecchio palazzo di via Cesare Battisti; il babbo è un industriale che fabbrica concimi chimici, la mamma una perfetta padrona di casa, il fratello Alfredo un "fan" sedicenne del jazz. La musica è penetrata tra le quattro pareti di casa con i dischi di Frank Sinatra, anche se il signor Giacomo Mazzini è un buon dilettante di pianoforte. Mina ha cominciato a cantare per gioco, l'anno scorso a una festa paesana dov'era andata con alcuni amici, e ha continuato perché trovava divertente la nuova attività. Un buon lancio curato dalla sua casa discografica ha fatto il resto: e ora Mina è una delle voci più richieste, ha cantato tutta l'estate nei migliori night-club, ha fatto una tournée in Jugoslavia e si esibirà presto a Parigi.
Dobbiamo considerarla un fenomeno che resisterà? E' noto il giudizio cattivo di Claudio Villa sulle giovani urlatrici in genere: "Queste ragazze fra un paio d'anni non avranno più la voce nemmeno per andare a comperare un pacchetto di sigarette..."". C'è una certa resistenza, negli ambienti della musica leggera, ad accettare il successo travolgente dei cantanti più giovani ai quali si rimprovera di non aver studiato abbastanza, di avere una cattiva impostazione vocale, di cercare effetti che qualsiasi vero professionista rifiuterebbe. Mina è un po' una franca tiratrice nell'ambiente di Nilla Pizzi e di Gino Latilla. Ma è incontestabile che in pochi mesi ha percorso una strada enorme, si è fatta conoscere dal pubblico e ha imposto il suo curioso stile di canto. Ci dicono che è una perfezionista, decisa a migliorare sempre di più e ad affermarsi stabilmente. Per questo avrebbe rifiutato l'offerta di comparire in una compagnia di riviste sparando una cifra impossibile. Forse, fra qualche tempo, Mina abbandonerà anche l'urlo, per cantare in un'altra maniera, Comunque vada, la bella cremonese ha legato in qualche modo il suo ricordo fra quelli dell'estate che si sta chiudendo. Quando ripenseremo alle vacanze del '59, ci sarà sempre un angolino per un juke-box che spara il fatidico "Ne-é-suno...".

Giovanni Vallon



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