12.02.1961
COME È NATA LA RIVOLUZIONE CONTRO MINA
di Alfredo Pigna - LA DOMENICA DEL CORRIERE
Sanremo, febbraio.
“La parola d'ordine è Milva! Ci siamo capiti? Milva, non Mina. A scanso di equivoci te lo ripeto: abbasso Mina, evviva Milva!”.
Ero appena arrivato a Sanremo; il ragazzo dell'albergo aveva tirato giù la valigia dalla macchina ed io stavo dirigendomi verso il bureau quando incrociai l'uomo della
“parola d'ordine”: un tizio che dovevo avere già visto da qualche parte, piccolo, mezza età, impermeabile blu sulle spalle, e un sigaro toscano spento tra i denti.
“Ciao - gli dissi per non sembrare scortese, visto che mi dava del tu - Che os'è questa “parola d'ordine”?”.
“Volevo avvertirti” disse l'uomo, “prima che tu facessi qualche gaffe: siamo tutti d'accordo su Milva. È molto brava. E poi, Mina ha sbagliato!”.
Cercavo, adesso, affannosamente, di ricordare il giornale cui poteva appartenere il tizio col sigaro; ma la memoria non mi aiutò. Ricordai soltanto di averlo visto alla sede della televisione a Milano, in corso Sempione, al teatro della Fiera di Milano all'epoca di “Lascia o raddoppia?” e, forse, a qualch cocktail.
L'uomo incalzò: “Milva è un rullo compressore, sbaracca tutti, qui a Sanremo. - fece un inutile tentativo per accendere il sigaro e poi aggiunse - Sissignore, te ne accorgerai: Milva è un rullo compressore”.
Ero perplesso: “E chi ci sta sotto il rullo?”
“Mina, naturalmente!”.
Salutai e andai di sopra. Non pensai più all'uomo col sigaro e cominciai a entrare nel giro del lavoro facendo un paio di telefonate: al cortese collega Micheletti, dell'ufficio stampa del Casinò (che mi fece avere in dieci minuti una busta di plastica contenente una quantità di materiale biografico su cantanti, direttori di orchestre presentatrici, nonché un tesserini passe-par-tout), e subito dopo telefonai al portiere dlel'albergo per sapere quali fossero gli ospiti-cantanti presenti “in casa”.
La risposta fu confortate: c'erano Mina, Tony Dall'ara, Umberto Bindi, Tony Renis e parecchi altri. Seppi anche che di lì a un'ora, Milva, e la sua casa discografica, avrebbero offerto un cocktail nel night del Casinò.
SUGGESTIONE
Al bar del casinò incontrai un mucchio di altre persone che conoscevo solo di vista. Pressappoco mi dissero le stesse cose dell'uomo col sigaro. Sarà stata suggestione, o altro, cominciai anch'io ad avvertire un curioso clima di cospirazione.
Finalmente incontrai qualche collega, di cui conoscevo nome, cognome, giornale di appartenenza, serietà professionale, e chiesi spiegazioni. Gettarono molta acqua sul fuoco ma ammisero che una certa aria di fronda esisteva davvero intorno al trono della Mina nazionale.
Perché? Perché a quanto pare, Mina era stata scortese con tre giornalisti: Berti di Epoca, Machiavello del Corriere d'Informazione, e Nebiolo della Stampa.
Rintracciai Giorgio Berti, più tardi, ad un cocktail in onore di Dall'ara, Mirando Martino, Jimmy Fontana e altri, ma lui cascò dalle nuvole. “Perlomeno - mi disse - si tratta di una grossa esagerazione. Dire che è stata scortese con me, francamente, non posso. Stando le cose a questo punto vorrei dire che avrebbe anche potuto “collaborare” di più. Ma questo è tutto. Senti - concluse - se diconoche vogliono boicottare la Mina per le scortesie fatte a me si tratta di una balla. Punto e basta”.
Machiavello mi disse pressappoco le stesse cose e aggiunse che sull'Informazione lui aveva parlato più della Milva che della Mina soltanto perché la voce della Milva gli piace più dell'altra. E anche lui fece punto e basta. Restava Nebiolo, ma non riuscii a trovarlo. Ad ogni modo era già chiara una cosa. E cioè che il Festival di Sanremo 1961 sarebbe stato il Festival Mina-Milva così come quello precedente aveva tratto il maggior ossigeno dal binomio Rascel-Modugno.
Prima di vedere Mina, andai a trovare “sua maestà” per avere ulteriori ragguagli sulla “rivoluzione” anti.Mina. “Sua maestà” è Enzo Grazzini, inviato speciale del Corriere della Sera. Tutti lo chiamano “maestà” perché Grazzini è una specie di re nel campo della musica leggera per aver tenuto a balia tutti i festival, perché senza di lui, che ha alle spalle il più importante giornale italiano, molte iniziative nel campo della musica leggera finirebbero male, perché ha un segretario particolare, Mino Durant, un ragazzo sveglio e capace che sa tutto di tutti, perché è presidente, oppure “selezionatore” di tutte le giurie di Festival (lo è stato anche di questa edizione di Sanremo) e perché riceve sindaci, presidenti di aziende autonome, prefetti oppure ministri, nell'appartamento del suo albero dal quale si sposta solo verso le tre del mattino per una pizza in qualche tranquillo locale a saracinesche semiabbassate.
Tutto quello che però seppi da Grazzini - una delle sue caratteristiche è anche quella di restare sempre al di fuori di ogni mischia - è che a lui la voce di Milva piaceva e, inoltre, se Mina era stata scortese con dei giornalisti, aveva fatto male, molto male. Assieme a me, da Grazzini, c'era anche Tony Dall'ara. Dall'ara disse che la faccenda dei quaranta e passa cantanti convocati per il festival non gli andava giù. “C'è gente - disse - che impiega anni per farsi avanti. Io stesso sono da nove anni sulla breccia. Feci appena in tempo a sfondare con Come prima, che non mi fruttò neppure una lira, che mi mandarono militare. Al mio ritorno ho trovato una valanga di concorrenti. E tutti nuovi di zecca. Aurelio Fierro mi ha raccontato che l'altro giorno, alle prove, si sentì chiedere da uno degli organizzatori del Festival chi era una certa ragazza. Fierro rispose: “È una cantante, ma il nome non lo so. Tu, piuttosto, dovresti saperlo perché l'hai scritturata”.
CARCERATI
Dallara parla polemico ma è un tipo pacato, sereno. Tutti a Sanremo parlavano di grossi contratti e si davano da fare per firmarne. Forse anche Dallara ha fatto la stessa cosa; però so anche che, senza battere ciglio, ha accettato la proposta di cantare gratis per i carcerati di San Vittore. Alla prossima edizione del San Vittore Show (così si chiama) hanno accettato di partecipare anche Adriano Celentano (la cui popolarità nonostante il servizio militare è in continuo aumento) e Gino Paoli, il cantautore di “Un uomo vivo”, il quale ha così commentato l'offerta: “È una cosa insolita, quindi accetto!”. Come dire: il conformismo dell'anticonformismo.
Vidi Mina all'uscita del Casinò dopo la terza serata. Era raggiante. Benché semisommersa dalla folla riuscì a stendermi una mano mentre l'amico Decio Silla, che si occupa di pubbliche relazioni per la sua casa discografica, le gridava all'orecchio il mio nome e cognome. Andammo jn albergo, Mina si tolse la pelliccia e ordinò un'aranciata. Indossava una gonna principe di galles beige, e un “sopra e sotto” di lana shetland, credo, pure beige. Scarpette basse alla bebi, calze nere e foulard fantasia che si tolse subito scompigliando i capelli che ha di colore champagne (ma fino a una settimana fa erano biondi).
Mi offrì un po' della sua aranciata e parlammo della rivoluzione. “Punto primo: Berti, di Epoca - mi disse - lo incontrai a casa mia che avevo la febbre a trentanove. Avevo gli occhiali neri perché il viso era letteralmente tumefatto. Risposi alle sue domande in maniera cortese, com'è mia abitudine, e quando lui mi chiese di posare per delle foto a colori, mi tolsi gli occhiali per fargli vedere quanto ero brutta in quel momento. Questo è tutto. Berti fu d'accordo che in quelle condizioni era meglio non fare fotografie e se ne andò”.
E gli altri due giornalisti? Davvero è stata poco gentile con loro?
“Potrei rispondere: no! Ma direi una bugia. Non mi ricordo né dell'uno né dell'altro. A questo festival i giornalisti sono migliaia. Come posso escludere di non avere potuto rispondere - per mancanza di tempo, ad esempio - alle domande di almeno due di essi?”.
Capitolo chiuso; e domanda su Milva.
“Ha una bella voce - ha rsiposto Mina - Noi diciamo 'una buona pasta di voce'. Va sopra e sotto piuttosto facile. È brava. No, non la conosco se non per averla vista alle prove”.
INDUSTRIALE
Adesso Mina mi presenta il padre e la madre. Sono entrambi giovanissimi. Il padre lo avevo già intravisto al volante di una “190 SL” spider beige, ma con capottina invernale di plastica, nera. Il padre di Mina è un industriale di Cremona. Lui se ne infischia dei soldi che guadagna sua figlia (pensa a tutto l'agente Gigante) ed è venuto al Festival soltanto per fare il tifo per la sua ragazza. La madre di Mina è una giovane donna graziosa e discreta. Non s'intromette, non parla, sorride ed è gentile con tutti. Mina va al bureau, poi torna e comunica alla madre che il giorno dopo andranno a Nizza per prendere l'aereo ed essere a Roma in serata. La signora Mazzini (questo è il cognome di Mina) dice va bene e basta. “Tutti gli altri - chiedo a Mina - la sera, dopo gli spettacoli, vanno nei posti a mangiare oppure a ballare. Mi dicono che lei torna sempre in albergo, mangia in camera, e poi, subito a letto. Perché? Allora è vera la faccenda del grande amore? Mi scusi, sa, ma fra i lettori c'è gente che queste cose vuole saperle”.
“Vado a letto perché dopo uno spettacolo sono sempre molto stanca e ho sonno. Anche adesso farò così. Aspetto soltanto il uso nulla-osta”.
Glielo voglio concedere subito ma Mina risponde che preferisce rimanere ancora di sotto. Al cameriere ordina un panino con carne fredda e un'altra aranciata. Qui interviene la madre e dice che mIna mangia troppo poco. Così il discorso torna sulla faccenda dell'amore.
“Non vado a ballare perché in fondo non mi piace - risponde Mina - Nessuno mi proibisce di andare a ballare. Fidanzata? - sorride e non risponde direttamente - se fossi fidanzata penso che lui sarebbe qui, no?”.
Torniamo a parlare di canzoni. A Mina piacciono molto sia “Le mille bolle blu” sia “Io amo, tu ami”. Credo però che faccia il tifo per la seconda. Dice: “Avete sentito stasera; prima dell'attacco ho lasciato passare qualche secondo e ho sentito, proprio sentito, il silenzio del pubblico. Poi sono andata avanti. Sono contenta di come ho cantato stasera”.
Chiedo, tanto per saggiarle il caratterino che mi è stato preannunciato piuttosto permaloso: “Secondo lei chi ha una voce più bella, lei o la Milva?”.
BRUTTA VOCE
Mina ride soddisfatta. È chiaro che le ho fatto un piacere con quella domanda perché la risposta è prontissima: “Io ho una brutta voce! - dice - Bruttissima, direi. Nel mio modo di cantare la voce ha un valore molto relativo. Anche Gilbert Becaud, Edith Piaf, e Charles Aznavour hanno una brutta voce. Però cono Becaud, Piaf e Aznavour”.
Parliamo ancora per parecchio ma non ne esce niente degno di essere riferito. È evidente che Mina cerca di esagerare in cortesia con me (almeno così penso faccia per una sua risposta polemica alle accuse di scortesia) e, alle 2,30, l'accompagno all'ascensore.
Nella hall incontro l'uomo del toscano spento fra le labbra e un altro tizio che non conosco. “Hai sentito che rullo? - mi fa l'uomo col sigaro - Mina è distrutta. Mamma mia quella Milva, che roba! Ohé, mi dicono che Mina non batta più un contratto”.
L'altro sogghigna: “Già; infatti l'altro giorno ha firmato per la “Sei giorni ciclistica” di Milano. Poveretta, le hanno dato soltanto un milione, per una sola serata!”.
L'uomo col sigaro rimane interdetto. Evidentemente sa che l'altro è uno che non parla a vanvera. “Un whisky!” ordina abbattutissima estraendo con fatica, dalla tasca, una scatola di svedesi. Poi siede in una poltrona e non parla più.
Arrivato a Milano ho controllato la notizia del milione. Era vera.
Alfredo Pigna
Alfredo Pigna