22.10.1988

Auguri a te, grande, bellissima Mina.

La Repubblica


AUGURI a te, grande, bellissima Mina. Trent' anni di canzoni. Della tua e della nostra vita. Trent' anni dei tuoi e dei nostri amori: abbiamo cominciato, poco più che ragazzi, immaginandoci,insieme a te, gli alberi di Gino Paoli, al posto delle pareti di una stanza; proseguiamo ancora, indomiti come te, almeno nelle illusioni, nelle speranze, nella rabbia d' amore, inseguendo la tua inarrivabile voce che sospira e urla Ridi Pagliaccio o Un tipo indipendente. Ricordi? Erano gli Anni 6O, opulenti, stupidini, ottimisti. E tu hai cominciato a cantare: una canzone allegra, stupidina, senza senso. Si intitolava Le mille bolle blu, e metteva in scena, sul palcoscenico della nostra vita, e, oggi, della nostra memoria, una voce che rompeva gli schemi della melodia al lattemiele piccolo-borghese della canzone italiana, e, insieme alla voce, inseparabile da essa, un corpo a sua volta trasgressivo, lungo e opulento, sensuale e in qualche modo sgraziato, timido e sfacciato. Nasceva la Tigre di Cremona: le bambine per bene della canzone italiana si lamentavano Non ho l' età, e tu, di lì a poco, sempre cantando, avresti pianto, riso, sussurrato, e persino ruggito, l' inferno e il paradiso dell' amore non solo platonico. Rimane soltanto il cielo in una stanza La liberazione sessuale: e via con i libelli, i saggi, i dibattiti, i pensatori e i dicitori. Nella nostra memoria, di tutta quella roba non è rimasto niente, o quasi niente: solo uno spettacolo, Hair, e il tuo Cielo in una stanza, cantato con le mani davanti alla bocca, a mimare, insieme, carezze impudiche, e infantili paure e bisogno di rassicurazione. 1963, ' 64, ' 65, ' 71... Nasce Massimiliano Pani, figlio della ragazza-madre più ragazza-madre d' Italia, Mina Mazzini; fallisce il signor Mazzini, padre della signorina Mina Mazzini; in un orribile incidente d' auto muore il fratello amatissimo di Mina, Geronimo; Mina si separa da Corrado Pani che nel frattempo ha sposato; Mina si risposa col giornalista Virgilio Crocco del quale si è innamorata dopo un' intervista, lei che odia tanto e da sempre i giornalisti; nasce Benedetta Crocco; muore, investito da un' auto, in America, Virgilio Crocco... E Mina canta, continua a cantare. Alla radio. Alla televisione: Studio Uno, Milleluci, Sabato sera... Qua e là tiene anche qualche concerto in pubblico: per il suo amico Sergio Bernardini alla Bussola; una volta a Fregene. Gioca sulle note di Bach con Gazzelloni, e Gazzelloni si inchina, le bacia la mano. Gioca con la musica americana, con il jazz. E il re del jazz, Louis Armstrong, dice di lei: la più grande cantante bianca dei nostri anni. Davanti a lei, al suo genio naturale, alle due ottave in più della sua voce, piega il ginocchio persino Frank Sinatra, che le chiede di fare un concerto con lui, cheek-to-cheek, a New York. Mina non ci andrà, non ci è andata mai: paura dell' aereo. Di tutto questo, che è stato un trionfo d' amore tanto di pubblico quanto di critica, e che ha avuto il suo epicentro negli anni tra la fine del ' 6O e l' inizio del ' 7O, rimane traccia solo in qualche immagine televisiva in bianco e nero: una grande donna dalla pelle molto bianca, le braccia molto lunghe, gli occhi grandissimi e sgranati, le mani sottili e mobilissime, fasciata in abiti quasi sempre neri e sinuosi, che accarezza il microfono, e un invisibile amante che è sempre lì con lei, davanti al microfono, e gli canta, piano, forte, sussurrando o urlando, tutto quello che ognuno di noi sogna e pensa durante un amore. Ricordi, Mina? Eravamo amiche in quegli anni. E come a tutte le persone che ti hanno o ti avevano giurato amicizia, tu chiedevi anche a me, per professione al servizio delle curiosità altrui, un' impossibile consegna del silenzio, la fedeltà assoluta, la complicità. Io ero ammessa dietro le quinte del tuo Studio Uno, a patto di fare come le tre scimmiette famose: non vedere, non sentire, non parlare. Io ero affascinata da te, come tanti, come tutti, come Guido Sacerdote, Antonello Falqui, il tuo parrucchiere di Via Teulada, il fotografo Pascuttini che allora era l' unico ammesso a riprenderti, la sarta di AnnaMode che ti faceva i vestiti di scena, e mi barcamenavo tra il dire e il tacere, il farmi strapazzare da te chiedendoti l' odiata intervista, e il rinunciare: la parità, che è implicita nell' amicizia, non ti somiglia, tu hai sempre dato o chiesto l' adorazione, che è dell' amore, o ancor meglio dell' innamoramento. Ricordi un pomeriggio, a vedere, come una spettatrice qualsiasi, il Dottor Zivago (perché ti piaceva da morire Omar Sharif)? Giravi in Rolls Royce color argento, allora, con tanto di autista, naturalmente. E facesti il tuo ingresso trionfale nella platea di un cinema romano, vestita con aggressività e ironia, negli anni di massima contestazione del consumismo, di una pelliccia di chinchillà lunga fino a terra. Facesti un cenno al ragazzino che vendeva gelati. Lui si precipitò. Tu gli chiedesti un caffè. Lui posò in terra il vassoio con i cornetti gelati, e volò: che privilegio assecondarti nei capricci. Ti seguivo, ogni volta che mi era possibile. E rubavo con gli occhi, con le orecchie, fotografie sonore destinate a restare nell' album personale della mia memoria: la tua casa romana dietro Piazza Navona, in cui tu, tigre del sesso, davi sfogo al tuo bisogno di calore infantile, con la carta sulle pareti disseminata di fiorellini, come le tende e la coperta del letto; il ritratto a olio, grande, del tuo fratello morto, di fronte al quale si raccontava di tue notti insonni; il tuo incredibile altalenare da sempre tra un digiuno assoluto spezzato solo da due carciofi crudi in un' intera giornata, e mangiate assolutamente pantagrueliche; il problema dei capelli che, prima di arrivare al sacrificio attuale di tenerli perennemente legati e tirati, ti hanno sempre dato un gran da fare; l' amore da gatta gelosa per i figli; l' amore per l' Amore, e quello, intelligente, mai fino in fondo cattivo, per l' ironia. Ricordo il vezzo da divina di non portare mai la borsa, e di farti seguire da qualcuno, un altro innamorato magari con il ruolo di segretario, perennemente pronto a pagare i tuoi conti. Ricordo la generosità, e la bellezza. Il piacere di cantare: come un gioco, mai come un lavoro. Quanto sono diverse Mina e la Vanoni.... Qualche volta sono state messe a confronto, Mina e Ornella Vanoni: a parte la diversità di segno zodiacale per chi ci voglia credere (una ha tutta l' impulsività e la passione vittoriosa dell' Ariete, l' altra il calcolo e il perfezionismo della Vergine), mai visto concretamente due persone più diverse, una tutta istinto, l' altra tutto professionismo, una tutta fuoco, l' altra tutta terra, una essere l' altra avere. Se proprio a qualcuno deve somigliare, la bianchissima Mina dei nostri amori felici e infelici, per una strana sensazione che è poi difficile dimostrare, questa è se mai, sua sorella nelle tragedie che le hanno avvelenato la vita, nella generosità, e, nei capricci, nella bellezza e nell' incoerenza: la Marilyn del mito. Adesso vive a Lugano. Se vede un giornalista è solo per giocarci a scopone: abbasso le interviste. Non vuole più cantare in pubblico. Ama un signore che fa borghesemente il medico. Ha dato sfogo alla piena del suo essere mamma e nonna. E' grassa. Si nasconde. Dicono tutti: che coraggio. E se fosse, più teneramente, e semplicemente, paura?

21.03.1989

Lunedì pomeriggio, a tradimento, Raiuno ha trasmesso un'ora intera di Mina.
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09.12.1988

Mina. La fuga dal futuro
"LA CANTANTE BIANCA PIU? GRANDE DEL MONDO" NON APPARE IN PUBBLICO DA DIECI ANNI. PERCHE?? - Il Venerdì di Repubblica -
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05.11.1988

Due articoli
Dall'eremo svizzero arriva il nuovo album "Ridi Pagliaccio" <STRONG>Mina, una voce che ha trent?anni</STRONG> - Tuttolibri -
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26.10.1988

La tigre graffia ancora

Mina, trent?anni dopo. Dal rifugio di Lugano un disco ogni anno per mantenere il rapporto col pubblico Appesantita e riservata, la cantante cremonese non ha mai perso lo smalto della voce Oltre 40 album e 685 brani diversi incisi I perché del \"gran rifiuto\" dell?America

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