25.03.1990
Tre articoli di Alberto Bevilacqua, Mario Luzzatto Fegiz e Mauro Coruzzi
Corriere della Sera
<STRONG>Happy Birthday</STRONG> ? Il 25 Marzo di cinquant?anni fa nasceva a Busto Arsizio la voce più bella d?Italia. Oggi il Mondo della canzone la ricorda.
<STRONG>Mina:
sei grande grande grande</STRONG>
Mina appartiene, ovvio, alle signore dello spettacolo, ossia a quella rara specie femminile che tratta il successo senza fanatismo, senza nulla concedergli della propria intimità. L?immagine segreta della cantante non si è mai lasciata coinvolgere, ha resistito al saccheggio. Come certe attrici cinematografiche, inoltre ? la Schneider, la Bardot, Marilyn, e lei, la Dietrich ? Mina conosce l?arte difficile di affascinare entrambi i sessi, occoppiandosi, in lei, un?indipendenza vitale di segno virile, diciamo, e un senso del rischio passionale profondamente femminile. Mina non è mai stata bella, né si è curata di apparirlo, eppure le donne si sono volentieri identificate nella sua figura, nella sua intuita inquietudine, allietate dalla voce, soggiogate da quel tanto di sfuggente.
In certi artisti, come appunto la cantante cremonese, si avverte dietro lo schermo dell?esibizione una maniera di essere, di concepire il mondo. E? qualcosa di magico, una sorta di alone. . Poiché è chiaro che la sensibilità dell?artista è scoperta, estrema, facile preda degli "inghippi" della realtà volgare, gli spettatori, gli ascoltatori provano una sensazione protettiva in doppio senso: essere idealmente protetti nell?atto ideale di proteggere. Pensiamo alla Monroe. Chi, più della Monroe, seppe provocare un sentimento di massa bivalente, che da una parte induceva a tenerla in conto di diva, ossia di soggetto del fascino, e dall?altra in conto di vittima, ossia di oggetto di tenerezza, perfino di pietà? Marilyn ebbe gloria e disgrazie. Ebbe ironia. Un destino a lama doppia che è abbastanza comune a tutte quelle che abbiamo definito le signore dello spettacolo (fece eccezione, forse, solo la Dietrich).
Ebbene, anche Mina ha avuto le sue disgrazie, anche lei ha le sue ironie, così "femminilmente ironie". Penso al suo viso mentre intonava Tintarella di luna, a quel singhiozzo impareggiabile che accompagnava la cadenza e penso come si passava le dita, in un marameo tutto suo contro la logica del mondo, per far intendere la filosofia delle mille bolle blu: una filosofia del sapere infantile che si esprime nello sberleffo.
Poi, ecco, di punto in bianco Mina passava all?"esultate" nostalgico, sempre controllato e tenuto con salde briglie, mai enfatico, e allora si aveva un?altra misura del suo talento, che rendeva anche il "grande, grande, grande" di un?accoratezza, di un?umiltà perfino, ben degne di una Piaf.
Mi viene in mente un fantastico duetto di Mina con Lucio Battisti, ai tempi in cui la cantante appariva ancora in tv, e animava, adirittura conduceva programmi (sempre con almeno un dettaglio buffo, o eccentrico, o eccessivo: ah, quei capelli cotonati molto più di quanto non richiedesse la moda degli anni Sessanta, quei capelli a tiara, a siepe!). All?unisono con Battisti, che, di Mina ha molti aspetti caratteriali ? in un fondersi perfetto di note scapricciate o malinconiche, la cantante cremose riusciva a inventarsi lì per lì una gestualità stralunata e trascinante, che costringeva anche il timido e introverso compagno di scena a disinibirsi, in qualche modo a imitarla. Così, i due, parevano un Doc Chisciotte in gonnella e un Sancho roco di voce, luminoso di talento: entrambi persi, con un incanto tutto loro, fra i mulini a vento del virtuosismo che è proprio delle note musicali.
Possiamo dire che Mina è riuscita a concedersi qualche mozartiano vezzo, con la sua garrula, squillante vocalità: un timbro già così ben distinguibile al primo apparire della ragazza magra, in nero (chissà perché è in un nero che la memoria visiva mi ripropone i suoi esordi televisivi) che faceva da contraltare alla sagoma lignea e snodabile del Celentano ancora a cerbo. Ci si ripeteva sorridendo quel cognome, Mazzini, verticale, esclamativo, votato quasi sacralmente alla pensosità e alla magrezza, chissà per quale diavoleria d?associazione incompatibile con l?eccesso dei tessuti adiposi: un cognome del tutto simile al più celebre dei suoi portatori. Chi l?avrebbe mai detto, allora? Che Mina sarebbe ingrassata, intendo (una mirabile canna di fiume, una canna di quelle che prendono le armonie del vento, non può gonfiare oltre misura il suo flabello).
Infatti, Mina scomparve praticamente dalla scena allorché prese a somigliare alla maggior parte delle cantanti, sì, ma d?opera. I più prosaici diranno che ben altre furono le ragioni, e che il fisco, il guadagno e la Svizzera agirono, fino a un tempo recente, come il padre, il figlio e lo spirito santo nella religione del denaro. Ma si preferisce pensare fiabescamente che Mina si sia eclissata come la Garbo alle prime rughe, messe a pretesto di ragioni misteriose.
E loro, dove saranno finite? Loro, quelle vocali che Mina deformava in modo geniale!? Stupende eppure deformi vocali, troppo lunghe, troppo larghe, troppo fonde, troppo? Vocali fuori da ogni lingua, estensibili e immortali come certi fumetti di un mondo alla Rabbit, come le mille bolle blu, come lillipuziani che sapevano trasformarsi in Gulliver, quando Mina si lasciava andare! Bei tempi, in cui le "Parole, parole" avevano, almeno nelle canzonette, certi deliziosi poteri di Gioco.
Alberto Bevilacqua
<STRONG>LA CHIAMAVANO BABY GATE
AMAVA I BEATLES E I ROLLING STONES </STRONG>
Oggi Mina compie cinquant?anni. Un?ottima occasione per ricordare che la "tigre di Cremona" è nata in realtà a Busto Arsizio (il 25 marzo 1940) e soprattutto per ribadire che il suo vero nome è Mina Mazzini e non Annamaria Mazzini come da decenni viene pubblicato. "Chissà perché ? ci dichiarò nel nostro ultimo incontro nel luglio del 1987 nella sua sala di registrazione a Lugano ? certe volte voi giornalisti vi innamorate di un nome sbagliato e poi insistete nell?errore. Mi chiamo Mina Mazzini e non Annamaria. Lo sa qualsiasi doganiere di Chiasso che sono Mina, all?anagrafe e sul passaporto".
Lo sfogo sulle sue generalità è partito dal nome del bimbo che l?ha resa nonna, il primogenito del figlio Massimiliano Pani che si chiama Axel ("e non Alex!"). Quel mattino di luglio , Mina dimenticò per una buona mezz?ora il disco a cui stav lavorando (Rane supreme) e prese per mano un bimbo (nostro figlio) che non aveva mai visto prima e che era entrato con noi nello studio. Gli offrì una Coca Cola, giocò con lui immaginando che dietro ogni ombra della sala d?incisione, dietro le spesse tende, i leggii, gli strumenti ammucchiati, si nascondesse un giapponese in agguato ("Dio che belli i bimbi maschi piccoli. Da quando c?è Axel ho perfino dimenticato come si gioca a scopa, però credo di essere sempre molto brava?").
Mina, 50 anni. Tentiamo il bilancio di una vita e di una carriera complesse. All?attivo una splendida timbrica vocale con grande estensione armonica, assoluta facilità a imparare ed eseguire qualsiasi musica e qualsiasi testo dopo un semplice ascolto, stupenda presenza fisica e scenica, un talento immediato, naturale e come tale sempre spontaneo e mai affettato, una fantastica capacità di comunicare col prossimo. Al passivo l?assoluta mancanza di interesse per ci che riguarda denaro e amministrazione (di qui i guai col fisco e alcuni contenziosi con collaboratori)., l?estrema fragilità di sentimenti (con decisioni improvvise, contraddittorie, sbagliate), la golosità, la pigrizia.
Aveva 18 anni e in pochi mesi successe tutto: un concerto quasi per scherzo alla Bussola di Sergio Bernardini (successo clamoroso e immediato con la canzone di Don Marino Barreto jr. "Un?anima pura") e due mesi dopo un concerto in un locale di Rivarolo Mantovano. Proponeva rock?n roll all?americana con lo pseudonimo di Baby Gate ("non credevo di poter essere credibile con un cognome come Mazzini"). Nel ?60 è al Festival di Sanremo, nel ?61 trionfa a Studio Uno. In quell?anno l?incontro con Corrado Pani. Il 1£ aprile 1963 alla clinica Mangiagalli di Milano nasce Massimiliano, figlio di Mina e Pani. L?artista è nell?occhio del ciclone. Una ragazza madre che fa un figlio con un uomo sposato non può lavorare nella tv di Bernabei. E arriva il benservito
Nel ?64 guai finanziari per il padre di Mina, nel ?65 il fratello: Alfredo Mazzini (che stava cominciando la carriera di cantante con lo pseudonimo di Geronimo), muore in un incidente d?auto. Nel ?66 Mina lascia Corrado Pani e nello stesso anno sposa il giornalista del "Messaggero" Virgilio Crocco, da cui nasce Benedetta. Si separano nel ?72. L?anno successivo Crocco muore tragicamente travolto da un?auto durante un viaggio negli Stati Uniti.
In quegli ani Mina incide tante canzoni di travolgente bellezza. Alcuni titoli: Grande grande grande, L?importante è finire, Bugiardo e incosciente, Il cielo in una stanza, Le mille bolle blu, L?immensità, La canzone di Marinella. Affronta con successo tutto il repertorio dei maggiori autori italiani e stranieri: Battisti, Paoli, Jannacci, Sinatra e i classici americani. Mina prova un gusto particolare per le partiture difficili, complesse, anomale, inarrivabili per gran parte sei suoi colleghi. Emblematica in questo senso è Brava. Dalla fine degli anni ?70 Mina non fa più concerti e non appare in televisione. Il suo unico contatto col pubblico (e la sua unica fonte di sostentamento) è costituita da tempo da un doppio album che incide ogni anno, due dischi, uno di canzoni inedite, l?altro di brani già noti ma da lei mai affrontati.
Nel ritiro di Mina dalle scene c?è qualcosa di magico e misterioso. Esso va letto alla luce del carattere di Mina che è sempre stata una snob alla rovescia. Fin dai tempi della Bussola, sfuggiva i ricchi, i potenti, i politici, i colleghi autorevoli e amava frequentare la gente semplice. Era ed è capace di svegliarsi all?alba o percorrere centinaia di chilometri pur di non mancare alle nozze di un cameriere o al battesimo del figlio di un tecnico.
Tornerà in scena? Crediamo di no. Non vuol rimettere in discussione equilibri faticosamente raggiunti, serena nel suo osservatorio privilegiato delle umane e canore vicende: non si è persa nemmeno un minuto dell?ultimo festival di Sanremo e si è molto divertita.
Mario Luzzatto Fegiz
<STRONG>E fra le curiosità anche
una incisione in cipriota </STRONG>
I regali più curiosi? Un cotechino artigianale, una videocassetta dove il gruppo gay delle "Pumitrozzole" la imita in una esilarante serie di travestimenti, dei costosissimi gioielli che un misterioso ammiratore le manda ogni ano dalla Sicilia e che lei puntualmente vorrebbe rimandare indietro ma non sa a chi. C?è da immaginarsela quest?oggi, mentre apre telegrammi, scarta pacchi, e si fa due risate, mica per prendere in giro no, anzi, sarà come un esorcismo senza esitazioni, oggi che la sua vita è bella e serena.
Quando restava a Viareggio alla "Bussola", si faceva portare da Tallarini (suo uomo di fiducia e grafico personale) a prendere un gelato dal "Principe", e dietro il marciapiede, dove nessuno la vedeva, se lo gustava come una ragazzina, o quando, nel cuore della notte, distrutta dalla fatica o dallo stress, ancora in abito da scena, magari togliendosi le scarpe, era capace di andare a piedi dal fornaio per le brioches appena sfornate.
Gentile, a volte imbarazzata dalla sua stessa popolarità, ha detto spesso "no", come a Sinatra che la voleva per un disco e una tournée (odia gli aerei), fino ad Elton John (l?anno scorso le ha proposto di cantare insieme ma la canzone non le piaceva un granché?); eppure nell?estate del ?78, prima dell??adesso basta? mossa a pietà da due ragazzi pugliesi che la stavano tampinando da cinque giorni, rilasciò un?intervista sul nastro che, definitivamente, chiuse i suoi rapporti coi media.
Prima di arrivare in scena chiedeva sempre a chi le stava intorno se tutto il pubblico era lì per lei, lei così insicura e forte, lei che cantando tutto e anche di più, qualcosa come 800 canzoni, oltre 350 dischi, sia singoli che album, e ha inciso in tutte le lingue possibili, anche in turco, oltre che in giapponese, paraguayano e cipriota. I collezionisti sognano di trovare l?incisione più rara, le canzoni "La cigarette" e "Lumière", due inediti per l?Italia, o l?album Mina for strangers, introvabile in Italia e contenente le versioni in inglese dei suoi più grandi successi di sempre. In occasione del?uscita della raccolta "Oggi ti amo di più" Mina ricantò due supersuccessi come "Il cielo in una stanza" e "E se domani", che vennero poi stampati ad uso promozionale in un Mix solo per addetti ai lavori; oggi il prezzo di questo pezzo si aggira sulle 250 mila lire ed i collezionisti più accaniti lo vogliono con l?etichetta bianca, al posto di quella tradizionalmente scura. Un suo autografo è stato pagato 400 mila lire all?inizio del 1990, mentre fotografie in bianco e nero di lei con la barba posticcia, così come apparve in Salomé, ma non nella posa poi utilizzata per la busta è in grado di raggiungere la quotazione di 50 mila lire.
E pensare che ai soldi, che pure reputa fondamentali, ha quasi sempre detto di no; anche quando Berlusconi le ha offerto un contratto per cantare una canzone ogni sabato sera, da girarsi come e dove voleva lei, e ovviamente con chi voleva: 5 miliardi rifiutati così tra un pollo al curry e i ravanelli che ama di più di ogni altra cosa. Quando esce per andare al ristorante, quasi sempre sceglie "Da Gianni al Consolare", dove è capace di stare per ore insieme agli amici di sempre. Se ha bisogno di acquistare un vestito ancora oggi chiama Pia Rame, con la quale si trova poi a giocare a scopone, insieme al Giancarlo Nava, l?antiquario, e via con la sigaretta tra le labbra e la voglia di vincere.
Curiosa come tutti gli artisti di talento giura sulla grandezza della Nannini, di cui è una grande ammiratrice e alla quale prima o poi chiederà una canzone, mentre non si perde nemmeno un Sanremo, dei quali, si fa poi raccontare ogni retroscena.
I suoi fans più agguerriti hanno un club, con relativo giornale, dove tra sfoghi e lettere si trova la maniera di alimentare la passione ed il mito. In un?indagine di qualche tempo fa, gli stessi ans iscritti votarono "Vita spericolata" di Vasco Rossi quale miglior canzone che avrebbero voluto sentire incisa da Mina, mentre tra le sue il top dei top vede in testa "Bugiardo e incosciente", "Il cielo in una stanza", e "Ancora".
Nel suo personale Guinness la canzone più breve è "Good evening friends" (8 secondi) dell?album Plurale, mentre la più lunga è "Don?t take your love away", da Attila, 9 minuti e 5 secondi, mentre sono rarissime le canzoni che lei stessa ha scritto (la prima, in inglese, è My crazy baby del ?59 e l?ultima, del ?72 "Una mezza dozzina di rose" insieme a Paolo Limiti. Mina riceve oltre 2.000 canzoni ogni anno da artisti famosi e da sconosciuti e quando ascolta non sa mai la provenienza della cassetta. Generalmente impara tutto a casa e si accompagna con la chitarra per provare e imparare bene, tant?è che uno dei progetti ancora in cantiere è quello di pubblicare prima o poi un "Del mio peggio" contenente registrazioni di questo genere (chitarra e voce, risate, amici). Si calcola che sia apparsa in tv o in radio nel ruolo di conduttrice o ospite parlante qualcosa come 6.550 volte, senza contare le ripetute occasioni di repliche e trailers, dalla prima apparizione del ?59 al "Musichiere" di Mario Riva fino al?ultima sigla in video, quella del ?78 con "Ancora ancora ancora".
Da allora foto rubate, foto ufficiali per le stupende copertine dei suoi album, una presenza costante nelle classifiche, l?aiuto di Massimiliano, suo figlio, per gli arrangiamenti, la produzione e la sua caparbia e definitiva ultima parola: e fa bene, perché ha sempre ragione lei, anche quando i critici frustrati dalla sua assenza la sgridano, la pungono, convinti di valere qualcosa in più del suo gusto, della sua intuizione straordinaria.
(I dati e le statistiche sono stati forniti da Flavio Merkel e Paolo Belluso, autori di "Unicamente Mina", edizioni Gammalibri)
Mauro Coruzzi
Dicono di lei:
<STRONG>Mia Martini</STRONG> ? Solo tre concerti mi hanno stregata in vita mia: Ray Charles, Aretha Franklin e Mina. L?esperienza di Bussola Domani è stata assoluta: il feeling di Mina è paragonabile soltanto a quello di alcuni artisti di colore: non è solo talento, è carica interiore, è viscere: la prima, credo, al mondo tra gli artisti bianchi?
<STRONG>Milva</STRONG> ? Un?assurda contrapposizione ci vide anni fa nemiche per il pubblico, ma sono sicura che Mina non ha mai gradito questa "esuberanza" della stampa: confesso che il mio sogno segreto poi nemmeno tanto, è quello di un concerto a due voci, la mia e la sua?
<STRONG>Patty Pravo</STRONG> ? Quando avevo 15 anni e stavo a Roma, l?unica italiana che sentivamo era lei, qualche anno fa le ho telefonato per fare delle proposte di lavoro, e non è detto che prima o poi noi due non si combini qualcosa?
<STRONG>Ornella Vanoni</STRONG> ? Mi incanta quella sua faccia dove è passato il suo ma anche il nostro destino: Mina è collettiva, perché appartiene a tutti noi, mi spiace solo che abbia deciso di fare la casalinga, anche se so che sta bene così. Me la ricordo a 18 anni, una bellezza strepitosa, ma già in lotta con la bilancia: adesso che non combatte più, questo la fa vivere serena.
<STRONG>Sarah Vaughan</STRONG> ? Se non avessi la mia voce vorrei avere quella di Mina.
<STRONG>Caterina Caselli</STRONG> ? Mina è una delle migliori cantanti del mondo: è talmente grande che non può nemmeno permettersi il lusso di smettere.
<STRONG>Rettore</STRONG> ? Io sono rock e Mina ha fatto il rock, ed è stata grande. Non capisco le paranoie di non apparire, farsi vedere; vorrei che rischiasse ancora?