Che sa cosa fa, lo conferma anche la comodità con cui spazia da Il genio del bene a quella delizia che è Fuliggine, novella Cenerentola emancipata in quattro strofe e trentaquattro misure.
Personalmente sono un suo fan. Visto che nel suo sito è così parco di notizie personali, mi astengo dal chiedergliene. Tralascio di domandargli se prediliga i paccheri al tonno o abbia una passione anche per le tagliatelle alla bolognese. Vado diritto diritto alla sua ultima collaborazione con Mina, al risultato di quella elaborazione di “Crisantemi” di Puccini.
“Napoli, secondo estratto”. è la seconda recente raccolta di canzoni napoletane di Mina dopo “Napoli” del 1996. Il disco è adesso uscito in una nuova edizione, “Napoli, 1º, 2º e 3º estratto”, che comprende tre CD che includono anche “Napoli” e due inediti: “Reginella” e “Malatia”.
L.C. - Maurizio, ciao. Mina: parlacene da "napoletanista"
M.M. - Credo che l'apporto di una interprete di tale spessore artistico sia un regalo prezioso per chi ama la canzone napoletana. Lei la rende in maniera superlativa, equilibrando eleganza e passionalità in una miscela di rara fattura. Oltre a questo “secondo estratto”, ricordiamoci anche il primo, "Napoli". Come sai, il repertorio della canzone classica partenopea è stato cantato e ricantato in lungo e in largo ma non sempre con la nobiltà dovuta. Mina con le sue riletture ha rigenerato ancora una volta, in quelle canzoni, la forza di emozionare. E riesce a farlo anche con brani dalla coniugazione insolita come quella di Puccini con la lingua napoletana, nel caso dell'elaborazione di "Crisantemi" a cui facevi riferimento e per il quale ho avuto il privilegio di scrivere il testo 'O cuntrario 'e l'ammore.
L.C. - Vi siete mai incontrati, di persona?
M.M. – Non ancora, purtroppo...
L.C. - È teoria diffusa che una delle qualità del genio sia una particolare curiosità. Mina, nella sua genialità, potrebbe anche averti chiamato personalmente per telefono, magari per dirti qualcosa riguardo a un brano, per sentire che voce avessi. L’ha fatto, vero?
M.M. – Sì. Anche se non ci siamo ancora mai incontrati di persona, in tredici anni si sono incontrate le nostre voci, i nostri pensieri, le battute spiritose, gli auguri, i complimenti, come quando nel ’96, all’uscita di “Napoli” ci sentimmo e, già dopo il primo ascolto, le dissi che “...un disco così non avrebbe dovuto seguire la distribuzione tradizionale, ma avrebbe dovuto essere venduto nelle gioiellerie!..."..
No, di persona non ci siamo mai incontrati, non c’è ancora stata l’occasione…. Forse un giorno… Ma dal primo momento in cui ci siamo sentiti, è nato subito un bellissimo rapporto. Di cui sono terribilmente geloso. Il fatto che ne stia parlando adesso, credimi, è una cosa alquanto insolita per me.
L.C. - Mina come suo fan?
M.M. - In genere quando si dice Mina il pensiero va subito alle sue straordinarie doti vocali, e mi sembra anche ovvio, considerato il talento immenso che la distingue, ma ti confesso che se per me è oro il nostro incontro artistico, il diamante è la fortuna di aver conosciuto una persona meravigliosa. C'è tanta Mina dietro la voce!
L.C. – Napoli, antesignana metropoli internazionale, tratta molto bene i suoi artisti, ai quali - al di là del successo nazionale o mondiale - riserva uno speciale trattamento da glorie "interne" (da Scarpetta a Totò a Eduardo, da Titina a Roberto De Simone, da Tecla Scarano a Tina Pica a Pino Daniele fino ai suoi figli neonati). Sembra che anche con te non lesini in considerazione.
M.M. - Il vero trattamento che Napoli riserva ai suoi figli è quello di renderli eredi di un patrimonio. Prova ad immaginare una valigia che contenga per metà gli "oggetti di famiglia" come le canzoni, le poesie, gli scritti degli artisti napoletani del passato, e nell'altra metà ci trovi solo una penna, un foglio bianco e degli occhiali speciali con cui guardare le cose da diverse angolazioni, spesso in profondità, dove ad occhio nudo non potresti mai. Allora devi decidere. Puoi portare la valigia con te o abbandonarla.
L.C. – Mina, nel 1991, in Caterpillar, ha inciso una delle tue prime canzoni pubblicate. Come è successo?
M.M. - Avevo scritto "Il genio del bene" e mi chiesi chi avrebbe potuto interpretarla.
La risposta che mi diedi fu secca ed immediata: Lei, solo Lei! Allora la mano, quasi più veloce del pensiero, corse al telefono e chiamai Elio Gigante: "...ho un brano che vorrei far ascoltare a Mina..." e lui "...non è difficile, mandaglielo a Lugano, lei ascolta
tutto...". Dopo qualche settimana mi chiamò Mina. Le era piaciuto.
L.C. - Io ho un debole per "Fuliggine", questa Cenerentola emancipata, con un testo in cui le doppie battono perfettamente in soluzioni musicali ritmiche già nella scrittura. Sembra quasi un momento di una fortunata commedia musicale. Come è nata?
M.M. - Molte delle canzoni che scrivo hanno una particolare caratteristica, la nascita contemporanea del testo e della stesura musicale, un tutt'uno in cui le due parti si influenzano e si plasmano reciprocamente. Questa sorta di segnale iniziale, quasi sempre indica un destino ben preciso del brano, infatti guarda caso, le canzoni nate così sono quelle che poi mi hanno gratificato maggiormente. Anche "Fuliggine" è nata così, come semplice canzone a sé, ed è ironica come, di tanto in tanto, amo essere nelle mie canzoni.
L.C. - Cosa devono a Mina le tue canzoni?
M.M. - Senza ombra di dubbio, moltissimo. Cos'è una canzone se resta solo nel cuore di chi l'ha scritta o, ancor peggio, se chi la canta non ha la capacità di farla arrivare dritta dritta in tanti altri cuori?!
L.C. - Ti ho chiesto una tua foto inedita per l'intervista, se non ti avesse dato fastidio apparire. Hai scelto di pubblicare un’altra cosa. Idealmente, è dedicata a qualcuno in particolare?
M.M. - Quella che ti ho dato, come vedi, non è una vera e propria foto, al posto dell'obbiettivo, infatti, c'erano gli occhi e la mano di un bravo caricaturista parigino. Ti svelo un piccolo segreto. Proprio nei giorni in cui fu realizzato questo disegno, fui contattato per la prima volta da una grande Artista, una grande Interprete, una grande Donna. Indovina un po' chi era?!….…
Mina mi disse: "Il più forte è il bassista, il più forte". Eravamo a Viareggio, stavamo ascoltando una cassetta che avevo registrato live qualche sera prima, in un locale jazz di Roma, con un appareccho di fortuna che era poco più che un tostapane. Era il 1978-79. Massimo Moriconi aveva si e no 23 anni. Quel bassista era lui.
Leggi tuttoMina ya me dijo hace unos veinte años que a Gigi Vesigna siempre le correspondería una consideración particular por lo buen compañero de viaje que siempre ha sido; un compañero discreto, reservado y honrado incluso en los momentos más dificiles. Hoy, por fin, encontraré a Gigi Vesigna, personaje fundamental en la historia de la crónica del espectáculo, gran mediador en la relación entre mundo de la música y público.
Mina me lo disse una ventina d’anni fa che a Gigi Vesigna sarebbe sempre spettata una considerazione particolare per quanto è sempre stato un ottimo compagno di viaggio, discreto e corretto anche nei momenti più difficili. Lo incontrerò oggi, finalmente,
Gigi Vesigna, personaggio di punta nella storia della cronaca dello spettacolo, grande mediatore nel rapporto tra mondo della musica e pubblico