Carissima Mina,
come tutti i riti italici, si sta celebrando la kermesse canzonettistica di Sanremo, che ancora si fregia del titolo di “Festival della canzone italiana”. Tu, secondo me, sei la persona più indicata per risolvere alcuni dubbi che mi tormentano da anni. Perché i più grandi cantanti italiani non vanno a Sanremo? Perché i nostri giovani storici cantautori non si fanno vedere? Perché il Festival è diventato una ribalta per cantanti stranieri che tra l’altro, nella maggior parte dei casi, cantano in playback snobbandoci clamorosamente e facendoci sentire sempre di più una colonia musicale? Non mi risponderai, lo so. A te che cosa te ne può importare del Festival di Sanremo?
Gian Carlo V., Firenze
Caro Gian Carlo,
di solito, se una persona dotata di normale intelletto decide di non svolgere una determinata attività, le cause possono essere due: o non le interessa o ha di meglio da fare. Si potrebbe scomodare Baglioni oppure Paolo Conte oppure De André oppure Celentano e chiedere loro come mai nelle mitiche serate in cui l’Italietta è seduta davanti al televisore, per una volta tanto senza la frenesia del dito che corre sul telecomando, loro si permettano di dedicarsi ad altro.
Oppure potremmo ricorrere a tutte le dietrologie di questo mondo e inveire contro i meccanismi perversi delle case discografiche e delle multinazionali delle sette note, che pensano di usare il Festival come grande vetrina promozionale di un prodotto di facile consumo. E qui c’è del vero. Nella maggior parte dei casi, se non ti presenti col faccino pulito e rassicurante a cantare una canzone di facilissimo ascolto, del Festival non se ne parla nemmeno!
La televisione maltratta la musica. Ci sono tantissimi giovani molto interessanti che non hanno nessuna chance di farsi sentire. Se non vai a Sanremo, le possibilità di promuovere un nome nuovo sono praticamente nulle. E allora molti talenti con il look stropicciato e la “musicalità cazzuta”, e ne conosco parecchi, sono costretti a rimanere nelle cantine. Ma per fortuna non mollano. È consolante sapere che ce ne sono ancora molti di pazzi che vivono per la musica!
Ecco, e dopo questo bello sproloquio sui massimi sistemi, ci rimetteremo comodi, tutti belli intruppati sui nostri divanetti a fiori e celebreremo, come se niente fosse, il nostro adorato rito sanremese. Io per prima!
Caro Gian Carlo, lascia perdere tutto. Fai come me: ciucciati la tua annuale dose di paillettes e di falpalà e di “rutilante mondo delle sette note”. Ciucciati le solite lacrimucce delle vallette, assistenti, accompagnatrici, come diavolo si chiamano ... che, per non interrompere la tradizione, inciamperanno nei congiuntivi. E ciucciati il solito emozionato stupore degli “ignari” vincitori. E non perderti i pronostici e le discussioni del dopo-festival, sarai mica matto. Insomma, considera che, anno dopo anno, anche se siamo alle soglie del nuovo millennio, Sanremo è la nostra annuale, unica certezza.
Per quanto riguarda i cantanti stranieri, non sono del tuo parere. A me fa piacere avere l’opportunità di ascoltare e vedere quello che fanno in Inghilterra o in America, e quindi, dato che sono quasi sempre più bravi di noi, siano benvenuti tutti gli stranieri! Ti assicuro che c’è sempre da imparare!
Hai visto che ti ho risposto? La verità è che a me il Festival interessa e come ... Non vorrai mica togliermi un così delizioso giocattolone!