Cara Mina,
da qualche mese
la RAI ha deciso di oscurare linteressante programma "Un giorno
in pretura". Ignoro i motivi che hanno spinto gli organi responsabili
a sospendere le trasmissioni, ma ho la netta sensazione che la decisione sia
stata presa a seguito delle polemiche sorte dalla messa in onda del processo
Chiatti. È vero: la crudezza delle immagini poteva essere intesa come
mancanza di rispetto per i familiari delle vittime, ma spegnere i riflettori
su tutti i processi mi sembra eccessivo. Se, come dicevano i latini, "ex
malo bonum", è meglio che la tv offra ai cittadini validi contributi
alla formazione civile della gente comune. Tu che ne pensi?
Eugenio L., Roma
Caro Eugenio,
mi vuoi provocare?
La tua lettera è come un invito a nozze. È come se tu mi dicessi:
"Rimettiamo in discussione il ruolo di Sua Maestà la televisione".
Lei, limperatrice delle nostre case sempre più vuote di pensieri
e parole e sempre più inzuppate di rumori. Lei, appollaiata sul trono
delle nostre serate, lei divoratrice dei nostri attimi più privati,
così ingorda di scandali, di pochezze e di immagini virtuali, con i
suoi flash abbaglianti e le sue sequenze accelerate che inghiottono lo spazio
e soffocano il tempo. Lei che non lascia via di scampo. Dalle sue frattaglie
non si può sfuggire. Lei, che vomita pattume in quantità industriale,
non accetta più di essere un vago sottofondo: ti penetra nelliride
sotto forma di stupefacenti videoclip, di pianti in diretta e altre amenità.
Sua Maestà la
tv ha decretato che il nostro cervello debba essere soltanto una discarica.
E a noi, bravi e diligenti utenti, ha riservato una sola libertà: quella
dello zapping da un cassonetto per la plastica ad un contenitore per rifiuti
organici. Il saltapicchio da un canale allaltro non è più
motivato dalla ricerca di ciò che potrebbe sollecitare maggiormente
la nostra intelligenza, il nostro interesse. Quando brandiamo un telecomando,
ci trasformiamo in un animalone tecnologico, un tuttuno con lapparecchio
televisivo. Una schifezza massmediale rassegnata e inconsapevole. E quanto
più ciò che vediamo è inquietante, tanto più le
nostre facoltà inferiori si sentono gratificate.
Stare anche solo per
pochi minuti proni davanti al Moloch conferma ad una ad una le profetiche,
illuminanti analisi di Pasolini, uno dei pochi veri maestri del nostro tempo.
Scriveva nel 1973: "Per mezzo della televisione il Centro ha assimilato
a sé lintero Paese. Ha cominciato unopera di omologazione
distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto, cioè,
i suoi modelli. La televisione non si accontenta più di un uomo
che consuma, ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che
quella del consumo. Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore
umanistico e ciecamente estraneo alluomo".
E allora, caro Eugenio,
per non ridurre tutto alla "pars destruens", ti dico che io sogno
una tv con molta realtà, anche quella più cruda, ma trattata
con garbo e senza solleticazioni al voyeurismo. Sogno di abolire quasi tutta
la virtualità, i punti esclamativi, le enfasi, i concentrati di melassa
rancida. Sogno pochi commenti. Sogno grandi film, e più vecchi sono
meglio è. Sogno grande musica. Sogno di non dover aspettare fino alle
tre di notte per sentire due note di jazz.
La tua lettera vuole
ribadire che esiste una funzione civile per la televisione e ciò mi
sembra talmente ovvio che il solo fatto di ricordarlo suona come un atto di
accusa verso S.A.R. la tv. A costo di incorrere in un reato di lesa maestà,
io direi che la televisione dovrebbe essere destinata allintelligenza.
Che ancora resiste.