Cara Mina,
non sono tifoso,
mi interesso poco di sport, ma non posso fare a meno di considerare che quella
che doveva essere la "madre di tutte le partite", e cioè
Juventus-Inter del 26 aprile scorso, si è risolta in un gran brutto
affare per la credibilità del calcio italiano. Tutti ne hanno parlato;
è intervenuto il ministro Veltroni e cè stata persino
una rissa in Parlamento. È vero che le liti calcistiche sono il pane
quotidiano per milioni di italiani e che quindi, comunque fosse andata la
partita, se ne sarebbe discusso ancora per giorni. Ma ciò a cui abbiamo
assistito ha superato ogni possibile immaginazione. Vorrei il tuo parere.
Vincenzo P., Livorno
Caro Vincenzo,
nella biblioteca di
Heidelberg è stato recentemente ritrovato un antico codice dellXI
secolo che presenta numerose varianti testuali alle notissime favole di Fedro.
Se si accerterà la validità del manoscritto recuperato, dovrà
essere ribaltata la tradizionale convinzione che faceva ritenere lagnello
sempre vittima del lupo. Il nuovo testo dice: "Superior stabat agnellus,
longeque inferior lippus ...".
I filologi si sono
scatenati. "Agnellus" sembra un termine poco classico, forse uninfluenza
delle lingue romanze neolatine. Ma, a una attenta ricerca, si nota che già
Plauto, nella commedia "Asinaria", utilizza questa parola. Problemi
ben più consistenti pone invece la comprensione dellaltro soggetto
della favoletta. Chi sarà mai questo "lippus"? Il termine,
nel latino classico, indica colui che è affetto da uninfiammazione
agli occhi e che quindi non riesce a vedere bene neanche i fatti più
evidenti.
Limportanza della
partita Juventus-Inter non si è, quindi, riversata solo nei salotti
chiacchierini delle trasmissioni televisive, sulle prime pagine dei giornali,
nelle aule parlamentari, ma addirittura risale allantichità più
remota. Con misteriosa facoltà di preveggenza Fedro ha voluto dire
la sua e ci ha dipinto uno strano scenario dove un Agnello se ne sta al di
sopra di tutti, onnipotente, riverito e forse anche favorito. Tutti gli altri
sono ben al di sotto di lui. Compreso larbitro, appunto Lippus, malato
agli occhi che non vede i falli. Ogni riferimento al "Paul Newman del
calcio italiano" (che palle con questi nomignoli!) è assolutamente
fuori luogo. Col suo stile moraleggiante, anche Fedro ha voluto partecipare
al dibattito su quella che veniva preannunciata come "la madre di tutte
le partite" e si è invece rivelata "la zia di tutte le partite",
con tutto il solito rispetto per le zie! E lui inorridì al pensiero
che, a distanza di quasi duemila anni, un evento atletico potesse risolversi
in una buffonata. Lui figlio di un mondo dove lo sport voleva dire ancora
lealtà, correttezza, vigoria fisica e valore morale, senza mezzi termini,
ha colto il nocciolo della questione: cè chi sta sopra e cè
chi sta naturalmente sotto. Nella vita come nello sport.
Nella sua epoca gli
arbitri, che si chiamavano agonoteti e avevano anche il compito di organizzare
le gare, giuravano sullaltare di Zeus, assieme agli atleti, di rispettare
le regole. Per chi barava si prevedevano multe salate o addirittura frustate.
Oggi invece chi viene multato è chi solo osa rivendicare le proprie
ragioni, se, a buon diritto, si ritiene leso. Tutti parlano. Tutti dicono
di tutto in ogni talk show televisivo. Solo nel calcio vige lassurda
legge del mutismo. E chi non tiene la bocca chiusa la paga.
Onore, dunque, al presidente
Moratti che non è stato zitto e ha gratificato i suoi giocatori del
premio partita come se avessero vinto. Anche nellantica Roma, ci fa
capire Fedro, avrebbero fatto la stessa cosa.