Cara Mina,
la vicenda della prostituta di Ravenna malata di AIDS ha riaperto il dibattito sulla possibilità di regolarizzare quello che viene definito, chissà perché, “il più antico mestiere del mondo”. Il tuo giornale, “liberal”, ha recentemente dedicato un bel ritratto a Lina Merlin, che nel 1958 riuscì a far approvare la legge che aboliva le case di chiuse. Purtroppo non sono riuscito a capire se il giornale abbia una posizione favorevole o no alla possibilità di introdurre una sorta di controllo statale della prostituzione. Secondo te, in questo scomodo settore è meglio la libertà assoluta oppure lo Stato deve garantire anche la salute dei frequentatori di prostitute?
Ermanno P., Verona
Caro Ermanno,
non vorrei sottostare alla imposizione, tipica della anticultura della nostra civiltà, secondo la quale su ogni argomento, questione sociale, interpretazione politica, occorra avere immediatamente un preciso giudizio se non addirittura una scelta preconcetta di schieramento. Lo sdottoramento saccente che porta a esprimere una opinione intempestivamente veloce su ogni questione credo sia l’altra faccia della nostra rinuncia a voler capire. “So di non sapere” diceva Socrate quando si sentiva rivolgere una richiesta di un giudizio su ogni tipo di argomento. E cioè il cuore di ogni problema è il dubbio, quello sano, quello che muove alla ricerca delle cause, dei veri perché.
Se proprio vuoi che tocchi l’argomento che mi proponi, ti posso dire che, dopo che i media hanno dato in pasto alla pubblica opinione l’episodio che tu citi, il sentimento prevalente è stato l’indignazione. In campo i soliti due schieramenti. Una parte contro la signora Barbieri di Ravenna: sembrava che dalla sua attività dovesse propagarsi una epidemia planetaria. Addirittura il ministro della Sanità istituisce due numeri verdi per informare i cinquemila clienti della mercenaria signora sui rischi che avrebbero potuto correre e sulle percentuali di contagio. E, come ben sai, i numeri verdi vengono attivati dal governo solo quando si verificano terremoti, incidenti ferroviari o disastri aerei. Dov’era in quei giorni il garante della privacy? Ed ecco che la prostituta di provincia diventa la sciagura italiana di fine millennio. L’altra parte a favore della signora Barbieri: vittima di chi l’ha contagiata, vittima dello sfruttatore, vittima degli imprudenti clienti.
Innocentismo e colpevolismo “a priori”, come al solito ridicoli. E dopo un paio di settimane il silenzio dei giornali, della televisione, del ministero, degli ospedali. Del disastro planetario non si parla più. Non si conoscono e non si conosceranno le cause e gli effetti reali di quel contagio. C’è qualche altro mostro da inseguire.
Credo che neppure la riapertura della “case” potrebbe evitare il verificarsi di episodi di questo tipo, perché anche in quel contesto ci potrebbe essere una solista, una poveretta, una disgraziata consapevole o inconsapevole untrice contro la quale scatenare una identica caccia alla strega. No, non credo che lo Stato si debba preoccupare della salute dei puttanieri come se fossero inconsapevoli pargoletti da proteggere. Sì, sono favorevole alla riapertura delle case chiuse se è favorevole la maggioranza delle prostitute. No, non sono favorevole se non è favorevole la maggioranza delle prostitute. Perché è soprattutto della loro pelle che si tratta. Non della mia né della tua.