11.12.2003

Vanity Fair n. 2003

Anche i venditori hanno un’anima se vendono libri

Cara Mina,ti scrivo dopo aver letto una tua risposta su Vanity Fair a un collezionista di penne stilografiche. Io vivo esattamente dall’altra parte della barricata, vale a dire sono una commerciante di libri antichi e ho a che fare con bibliofili disposti a spendere migliaia di euro per un volume raro. E a volte qualcuno di loro (curiosamente sono sempre uomini) arriva da me, mi fa mettere da parte un libro da 2000 euro e dice: “Passo sabato, assieme a mia moglie. Le do adesso 1800 euro, gli altri 200 glieli do davanti a mia moglie perché le dirò che questo è il prezzo. D’accordo?”. E io, che tutto sommato sono una commerciante, sto al gioco, anche se in fondo mi secca dover far finta di niente di fronte a una evidente bugia. Tu, che hai detto che tutto sommato quel collezionista di stilo faceva bene, come vedi la faccenda nei miei panni?Serena, Roma

Ma allora anche i venditori hanno un’anima! A parte gli scherzi, ciò che esprimi mi sorprende e mi piace. Si devono ricredere quelli che pensano che i commercianti siano spietati aguzzini delle loro vittime, i compratori. O forse si tratta di un’eccezione? Tu vendi libri. Amati libri! L’altro è un bibliofilo. Amati bibliofili! Un’estasi, un trionfo della bellezza. Una compravendita da non volgarizzare, che merita le sue pietose bugie e i tuoi massimi sconti per sopravvivere. Per la mia personalissima consolazione e riconciliazione col genere umano.

Chiedi se il mondo è in vendita e non rassegnarti mai

Carissima Mina,sono un ragazzo di 21 anni e il quesito che voglio sottoporre alla tua grandiosa saggezza è questo: si può avere paura di crescere? È davvero difficile diventare adulti e sapere cosa “vuoi fare da grande”, o sono solo io, vittima delle mie insicurezze?Studio giurisprudenza, ma non credo sia la strada che voglio percorrere. Avevo scelto un’altra facoltà, disciplina delle comunicazioni: sono stato fatto fuori dal numero chiuso. Avrei tanta voglia di lavorare, però trovare un lavoro che mi permetta di vivere dignitosamente, dalle mie parti, più che un miracolo è un miraggio. Per forza devi spostarti al Nord, lasciando affetti e la tua terra, che anche se è amara (Modugno docet), è pur sempre la tua terra. Lo hanno già fatto tre miei fratelli e immagina mia mamma: tu, essendo madre, puoi capire.Le possibilità sono queste. O studi o vai via, oppure ti accontenti del classico lavoro nero, con paghe degne di un trafficante di schiavi, senza contare i diritti che non hai.Il futuro non offre grandi prospettive. È forse questo che mi spaventa? Non lo so. So solo che così è difficile, e che ho paura di crescere. È normale, Mina?Francesco, provincia di Agrigento

La mia “grandiosa saggezza”? La mia grandiosa incoscienza, la mia pazzia, la mia presunzione, il mio delirio, la mia avventatezza, la mia sconsideratezza, la mia imprudenza, vorrai dire. E la mia amarezza nel rendermi conto che non ci sono soluzioni, che la tua analisi è più che corretta. Ma, se io avessi la tua età, come si dice a Cremona, chiederei se il mondo è in vendita. Contro l’evidenza, contro tutte le previsioni. Questo è per dirti che ci devi provare, devi avere coraggio, molto. La tua non è l’età della rassegnazione. Avanti, con tutta la forza, Francesco. Non rinunciare ai tuoi sogni. Rispettali.

Il ‘68, l’impossibilità di esseree normali, e la possibilità di diventare comuni notai

Cara Mina,sono nata nel maggio del 1967 e mi considero una persona molto nostalgica, soprattutto dei tempi che non ho potuto vivere. Come il maggio in cui ho compiuto un anno, quello del 1968. Se ne fa un gran parlare, Bertolucci e tanti altri artisti ce l’hanno raccontato. Tu cosa ne pensi di tutto questo mitizzare il ‘68? La mia sensazione è che sia stata un’epoca irripetibile, oggi non c’è nulla di così eclatante da vivere, a livello ideologico. Ho ragione? O sono solo una sciocca sensibile?Anna Maria

La nostalgia per ciò che non si è vissuto è una operazione intellettuale ambigua, pericolosa, quando non inutile. Ogni tempo ci offre la possibilità dell’eclatante. E non c’è bisogno di ideologia condivisa o di espressione di gruppo. La voglia di cambiamento, sempre al recupero di libertà e giustizia, appartiene ad ogni generazione. Il ‘68 è stato un’occasione particolare in cui studenti europei ed americani riuscirono ad esprimere contemporaneamente la loro “impossibilità di essere normali”. Poi un po’ di cianfrusaglie di icone, di miti, di “lotte”, di celebrazioni. Ancora una volta il sogno di una generazione ha avuto una rappresentazione focosa, etica e si è poi disperso in rigagnoli che l’umana mediocrità spesso sparge lasciando tracce minime. Ancora una volta la storia ha registrato il ritardo colpevole dell’applicazione delle idee. Anche i sessantottini vivaci, colti e convinti (ma non tutti lo erano) si sono arenati nella confusione dell’odiato e probabilmente imprescindibile conformismo. Ricordi quell’episodio che ebbe Ionesco come protagonista? Vedendo i manifestanti che sfilavano nella Parigi del ‘68, si affacciò dalla finestra e, con geniale senso di preveggenza, gridò: “Diventerete tutti notai!”. E questa, per chi sperava in “una vita che non dormi mai”, è stata una punizione più devastante del più grande progetto rivoluzionario. Se hai un sogno, stagli vicino e cerca di realizzarlo da sola o con altri, contro chi scegli come nemico, a favore di chi eleggi come beneficiario. La storia solitamente non ci insegna come definire la libertà o il progresso, ma piuttosto ci informa a proposito di tutti i metodi che hanno fallito nel loro raggiungimento, consegnandoci la responsabilità di usarne di migliori.

La musica è l’unico vero stupefacente

Cara Mina,ogni volta che esce un tuo disco per me è una festa. Sono sempre stata convinta che tu sia felice di cantare, che le emozioni che io provo ascoltando le tue canzoni vengono da te, dal tuo stato d’animo. Ma spesso mi sento dire che la mia è solo una fissazione. So che sono domande inutili, ma te le faccio ugualmente. Ti piace ancora cantare? Quali emozioni ti fa provare?Rosa, Bisceglie

La musica ... la musica. La amo, la adoro, la idolatro, la venero. Quella che medica. Quella che ti estorce le lacrime. Quella che sembra essere l’unica entità che ti possa capire. Quella che ti persuade. Quella che conferma la tua solitudine. Quella che ti fa muovere. Quella che hai in gola e butti fuori e quella che hai in gola e tieni dentro. Quella che ti convince, anche se solo per un attimo, che siamo degli esseri umani degni di lei. Quella che ti fa trattenere il fiato come davanti al crollo di una diga. Quella che è l’unico, vero, potente stupefacente. Quella che ha fatto dire a Shakespeare: “Nulla vi è di così insensibile, brutale o scatenato dalla rabbia che la musica, finché se ne prolunghi l’eco, non trasformi nella sua stessa natura. Colui che non può contare su alcuna musica dentro di sé, e non si lascia intenerire dall’armonia concorde di suoni dolcemente modulati, è pronto al tradimento, agli inganni e alla rapina: i moti dell’animo suo sono oscuri come la notte, e i suoi affetti tenebrosi come l’Erebo. Nessuno fidi mai in un uomo simile”.

Alle celebrazioni per il “Papino” mancava solo una voce

Carissima Mina,ieri sera ti ho pensato particolarmente! Ho fatto vedere ai giovani del mio oratorio (sono un sacerdote) quello splendido filmato che Speciale Tg1 ha dedicato al Papa in occasione dei suoi 25 anni di pontificato. E lasciatelo dire: mancavi solo tu! Sì, mi è ritornato nel cuore con forza il mio sogno, il mio desiderio di vederti e soprattutto sentirti cantare davanti al Papa, o meglio al “Papino”, come tu lo chiami!È meglio stare con i piedi per terra ... però qualche volta sognare fa davvero bene!!! Tu per me eri un mito: adesso sei una persona che stimo particolarmente perché ha il coraggio di esprimere con forza, creatività e trasparenza il suo pensiero. Anche quando non lo condivido pienamente, però in me lascia sempre un segno! Ti saluto caramente e auguro di cuore ogni bene a te e ai tuoi cari.Don Lorenzo

Sono felice. Sono le lettere come la tua che danno senso e dignità al mio lavoro. Grazie, don Lorenzo.

09.10.2003

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Non devastare più il tuo ex trattandolo come uno zerbino / Un padre spione come te farebbe meglio a buttarsi nel fiume / Tuo figlio e tuo fratello cresceranno insieme: è pura gioia, non dolore / Le fatiche di mamma si dimenticano. Il sorriso si ricorda / Meglio un onesto e sincero impiegato di un futuro avvocato mai esistitoLeggi tutto
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