23.10.2003
Vanity Fair n. 2003
Non devastare più il tuo ex trattandolo come uno zerbino
Cara Mina,non è questa la storia che immaginavo da bambina. Prima schiava di un fidanzato da inferno che mi distrugge con il suo egoismo e le sue bugie, mi toglie ogni autostima, mi getta nella depressione. Poi l’incontro con un uomo buono, rispettoso, innamoratissimo. Credo di innamorarmi anche io, forse mi innamoro della sua onestà. E lo sposo. Dopo un anno tranquillo, non travolgente, la passione e il piacere che non avevo mai conosciuto: con un ragazzo di strada. Un nomade, una specie di hippy, che non mi promette niente, non mi dice “ti amo”, mi offre solo se stesso, in modo quasi animalesco. Che mi spazza via, letteralmente, lasciando alle spalle un marito distrutto. Oggi ho 45 anni, il ragazzo di strada ha ripreso il volo da tempo, e non ce ne sono stati altri. Il fato mi ha portato a lavorare nella città dove il mio ex marito si è rifatto una vita. Ha una moglie e due figli. Ci siamo incrociati per caso e, con la scusa di una rimpatriata, siamo finiti a letto. Mi ha detto che è ancora pazzo di me, che si è sposato solo per annegare la disperazione, che pensa a me ogni volta che fa l’amore con la moglie. Vuole divorziare, subito. Sono tentata perché mi ha fatto conoscere l’unico anno di serenità e perché provo ancora molto per lui. Ma ho paura di ferirlo di nuovo. Perché nel sentirlo ancora tanto sottomesso, dopo tutto il male che gli ho fatto, ho provato un inconfessabile brivido.Bruna M., Livorno
Quanti devasti, cara Bruna, in nome dell’amore! O forse della passione! O forse della convenienza.
Lasciatelo dire, ma stai mettendo in atto una vita sentimentale che mi ricorda il movimento del pendolo. Forse in questo sei giustificata dal fatto che è difficile amare. C’è una crudele metafora del poeta latino Marziale, che sintetizza con nettezza l’impossibilità di una forma d’amore definitivo, ma anche la necessità di un legame che sia per sempre: “Né con te né senza di te”. Come quando si ama la propria terra e nello stesso tempo si detesta la gente che la abita. Ed è un bel guaio, questo volere e nello stesso tempo disvolere.
Ma il tuo movimento oscillatorio mi sembra che nasconda anche qualche sottile strategia. Che cos’è, un calcolo? Vuoi che il tuo ex marito sia uno zerbino ai tuoi piedi, su cui sfreghi le suole delle tue scarpe a tuo piacimento? Puoi farlo, se vuoi. Anche senza pensare alle conseguenze. E, da questo punto di vista, chissenefrega se gli sfracelli la vita un’altra volta!
Il problema, cara Bruna, è tuo. E se incontri un altro hippy, questa volta un po’ più anziano? Cosa anzianamente farai?
Un padre spione come te farebbe meglio a buttarsi nel fiume
Cara Mina,Paola, la mia figlia tredicenne, ha l’abitudine di confidarsi con un diario segreto. O meglio un diario che dovrebbe essere segreto, ma che in realtà io leggo quasi tutte le settimane, anche se dopo mi sento una carogna e mi riprometto di non farlo mai più. Non mi nascondo dietro alibi: a motivarmi non è l’ipercontrollo, la mancanza di fiducia, l’esigenza di capirla meglio. Sono curioso e basta. Ho sviluppato una dipendenza da gossip familiare e non riesco a resistere. Ovviamente ho il terrore di essere pizzicato (che sia questa paura adrenalinica la mia droga?), di perdere la faccia, di farmi detestare da lei. Esiste un metadone per i casi come il mio?Ettore V., Firenze
La faccia l’hai già persa. Non sarai salvo solo perché tua figlia non verrà a sapere che la spii. Almeno a muoverti fossero le comprensibili preoccupazioni di un genitore di teen-ager. No, proprio il gossip. Complimenti. Guarda, fa’ così: origlia da dietro la porta della sua camera, non si sa mai che confidi qualcosa ad un’amica invece di trasferirla sul diario: non te la vorrai mica perdere! Mettile una trasmittente da qualche parte. Una cinepresa ventiquattr’ore su ventiquattro. Poi prendi un grosso sasso, legatelo al collo e buttati a fiume non prima di aver provveduto a dotarti di forbici per tagliare in extremis la corda. Forse un bagnetto fresco ti schiarirà le idee.
Tuo figlio e tuo fratello cresceranno insieme: è pura gioia, non dolore
Cara Mina,ho trentasei anni e da due sono felicemente sposato. A dicembre nascerà il mio primo figlio. Che avrà la stessa età del mio nuovo fratellastro: mio padre, quasi settantenne, dopo essere rimasto vedovo si è risposato con una donna di qualche anno più vecchia di me, e da lei aspetta un altro figlio. Questa coincidenza mi ossessiona: provo sentimenti contrastanti per la nuova compagna di mio padre, per il loro bambino che nascerà. Mi sembra quasi che abbia rovinato il momento di felicità della mia famiglia che si sta formando.Gianluca G., Milano
Mi sembra che il problema non esista. Ogni figlio che nasce è una benedizione. Qui si tratta di una nascita. Anzi, di due. E cioè ti è data, per due volte in poco tempo, la possibilità di assistere all’evento, cioè allo spettacolo più bello del mondo, se riesci a tenere gli occhi aperti. Capisco che ti è più facile, perché più carnalmente tuo, emozionarti per la nascita di tuo figlio e restare perplesso nel sapere di avere un fratello enormemente più piccolo.
Ma l’uomo, ogni uomo è un evento immenso. E l’origine di questa immensità è la speranza che si libera nell’atto stesso della nascita. Certo, noi siamo sempre troppo distratti e la società di cui siamo, nonostante tutto, figli o figliastri, favorisce una vita e uno sguardo distratto, appunto. Ma tuo padre ama una donna che gli ha voluto dare un figlio. E questo non può che essere un grande evento. Nella decisione di tuo padre, quella di dare la vita oltre i limiti dell’età, c’è tutta la grandezza del mistero della vita e della nascita. Un atto di umiltà gloriosa che ci riporta dentro la nostalgia dell’essere creati.
Non ricordo chi diceva: “La realtà lancia i suoi attacchi contro quel punto del nostro cuore dove non ce li aspettavamo, e dove avevamo dimenticato di difenderci”. Nella nascita di tuo fratello agisce, irresistibile, questo punto d’attacco. Forse ti è difficile difenderti dal sentimento di non essere più l’unico figlio di tuo padre. Ma la realtà è testarda e ti pone davanti a un fatto inatteso e non cercato. Solo se saprai amare tuo fratello così come, ne sono certa, amerai tuo figlio, loro due potranno crescere in un clima di serenità.
Le fatiche di mamma si dimenticano. Il sorriso si ricorda
Cara Mina,ho appena passato un pomeriggio infernale. Scuola di inglese per la figlia maggiore, lezioni di piano per il fratello, corso di nuoto per il piccolo di casa. Tra poco arriverà dal lavoro mio marito e farà quello stanco. E io, dopo aver corso avanti e indietro come una trottola, mi chiedo: che senso ha? I bambini non potrebbero semplicemente giocare, come facevamo noi? Si ricorderanno, da grandi, di tutto questo impazzimento?Silvana G., Cesena
No, Silvana. Non si ricorderanno di niente. Non ricorderanno la fatica, lo stress, le ansie, l’impazzimento della mamma. E va bene così. La speranza è che ricordino una madre sorridente, disponibile, una madre in grado di fare tutto con serena leggerezza. Poi, quando sarà il loro turno, capiranno e ti ameranno ancora di più.
Meglio un onesto e sincero impiegato di un futuro avvocato mai esistito
Cara Mina,ho conosciuto una ragazza meravigliosa per cui ho perso completamente la testa. Letteralmente: al primo appuntamento le ho detto che sto per finire il praticantato come avvocato e che presto sosterrò l’esame di stato. In realtà, sono un semplice impiegato in un ufficio contabile, con numerosi esami di legge alle spalle, ma nessuna laurea appesa in casa. So perché ho mentito: avevo troppa paura di non fare una buona impressione. Solo che ora siamo usciti insieme un paio di volte, lei sembra ricambiare la mia attrazione e io non so cosa fare. Se confesso, lei probabilmente mi scaricherà. Ho una voglia pazza di continuare la farsa e ho già pensato a cosa dirle: che ho lasciato perdere la carriera dell’avvocatura per una vita meno stressante. So che le bugie hanno le gambe corte e che lei prima o poi scoprirebbe la realtà. Ma almeno rimanderei per un po’ il dolore di doverla perdere.Stefano A., Voghera
La verità. Solo la verità. Costi quel che costi.